Ci si indigna, si protesta, si chiedono pene esemplari, ma ogni anno le vittime del bracconaggio non accennano a diminuire. Una strage silenziosa, che occasionalmente fa capolino tra le pagine di cronaca di giornali, tv e web quando l’opinione pubblica internazionale si trova davanti alla morte di animali simbolo come il leone Cecil o l’orso Scarface, uccisi da cacciatori di frodo senza scrupoli: ma le uccisioni sono costanti, e vanno ben oltre i simboli. Dai lupi alle specie esotiche come gli elefanti fino agli uccelli, proviamo a dare un’occhiata ai numeri del fenomeno con i dati a disposizione, che a dispetto del passare degli anni, di leggi sempre più severe e restrittive, e una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non conosce crisi di sorta.
Grazie all’impegno di tante associazioni animaliste, oggi abbiamo qualche informazione in più sul bracconaggio, ma fare un censimento del numero di vittime è complicato, e possiamo ragionare su dati indicativi, approssimati per difetto: ancora molto potrebbe essere fatto per arginare la caccia illegale, ma controlli ed attività preventiva in generale rivelano ancora carenze e deficienze strutturali, economiche e organizzative, senza contare il lavoro ‘culturale’ che deve essere fatto affinché la caccia per sport o la giustizia fai-da-te sugli animali vengano bandite per sempre.
Lupi
La sua natura di predatore, che fa razzia negli allevamenti vicini, ha reso da sempre il lupo un nemico che ciclicamente viene messo nel mirino degli agricoltori. E così i governi si trovano a dover barcamenarsi tra politiche di ripopolamento e la richiesta di deroghe per ucciderli, con il risultato che si tende genericamente a chiudere un occhio di fronte al ‘lavoro sporco’ delle doppiette illegali. A causa anche delle eccessive paure dell’uomo, Legambiente ci informa ad esempio che in Italia nel triennio 2013-15 sono stati trovati morti per cause non naturali 115 lupi, il 40 per cento uccisi con armi da fuoco, il 10 per cento avvelenati e il 6 per cento a seguito di torture con lacci: sebbene le politiche di conservazione della specie nel nostro Paese siano considerate un successo, i lupi restano una biodiversità a rischio. E non soltanto in Italia purtroppo.
Specie esotiche: elefanti e rinoceronti
Spostandoci geograficamente in altri continenti, la situazione non migliora di certo, anzi: il fascino ad esempio delle specie esotiche in Africa ha condotto nei secoli milioni di occidentali, con la connivenza delle popolazioni autoctone, a uccidere indiscriminatamente esemplari per prenderne le pelli e le zanne, per usare parti dei loro corpi nella produzione di medicinali in Oriente, o semplicemente per esporli come trofei. Con il risultato che dalla fine dell’Ottocento ad oggi le popolazioni ad esempio di elefanti e rinoceronti sono state decimate, a causa dell’avorio: per gli elefanti si calcola che ogni anno vengano uccisi tra i 20mila e i 35mila esemplari, ed ancora peggio va al rinoceronte, una delle specie a maggior rischio estinzione sulla Terra, che secondo le statistiche della IUCN, ha visto dal 2008 al 2015 crescere di anno in anno il numero di vittime a causa dei bracconieri, arrivando fino a circa 6mila esemplari uccisi.
Uccelli
25 milioni sono gli uccelli uccisi illegalmente ogni anno nell’area del Mediterraneo: numeri shock che vedono in testa l’Egitto con 5,7 milioni di uccelli uccisi, ma purtroppo seguito a breve distanza dal nostro Paese, con appena un milione di vittime in meno. L’uso disparato di trappole e richiami vivi, il cui uso è stato ufficialmente abolito soltanto lo scorso anno, miete vittime senza sosta, come svela dettagliatamente il Calendario del cacciatore bracconiere, un rapporto realizzato dal C.A.B.S. (Committee Against Bird Slaughter), in collaborazione con la Lega per l’Abolizione della Caccia e altre associazioni ambientaliste italiane. Tra il il febbraio 2014 e il 31 gennaio 2015, si legge nel documento, in Italia ‘il 78 per cento dei reati venatori è stato commesso e scoperto durante la stagione di caccia, mentre solo il 22 per cento nel periodo che va da febbraio ad agosto inclusi. Nei tre mesi di massima migrazione degli uccelli fra settembre e novembre sono stati perpetrati e riscontrati il 58 per cento di tutti i reati commessi nel corso dei 12 mesi, a dimostrazione del fatto che il bracconaggio in Italia sia ancora legato all’uccellagione, ovvero si sviluppi quando si ha l’opportunità di catturare o abbattere numerose quantità di uccelli‘.
Altre vittime del bracconaggio
Fare una casistica di tutte le vittime del bracconaggio è un’operazione impossibile, giacché qualsiasi specie animale viene cacciata dall’uomo in spregio alle regole che lui stesso ha stabilito: pensiamo ai grandi felini e alle altre specie protette e tutelate nei parchi nazionali, che non di rado restano comunque vittime dei cacciatori di frodo, in ogni angolo del pianeta. E allora vorremmo chiudere questa analisi certamente parziale e non esaustiva del fenomeno facendo dei brevi cenni su altre due specie che in Italia risultano essere tra le vittime privilegiate dei bracconieri: la prima è l’orso, che condivide con il lupo la paradossale situazione di essere al centro di politiche di ripopolamento e allo stesso tempo di trasformarsi emblema delle paure degli allevatori, che non di rado preferiscono abbatterlo infrangendo le leggi. Il WWF segnala come ad esempio dal 2011 al 2014 siano stati 12 gli orsi uccisi in Abruzzo, tra cui l’esemplare marsicano Stefano, divenuto uno dei simboli del Parco Nazionale presente nella regione, freddato a fucilate da un bracconiere.
L’altro animale in perenne conflitto con l’uomo nel nostro Paese è il cinghiale: soltanto nel mese di aprile 2016, a distanza di una settimana, sono stati segnalati diversi casi di uccisioni di cinghiali da parte di bracconieri, in provincia di Ascoli e nell’entroterra di Terni: uomini della Forestale e di altre forze dell’ordine hanno sorpreso i cacciatori con trappole, doppiette caricate a pallettoni e balestre, armi usate convenzionalmente per la caccia al cinghiale. Una caccia illegale di cui purtroppo non abbiamo numeri da snocciolare, ma che il fenomeno sia largamente diffuso e praticato non è notizia recente, né coglie di sorpresa animalisti e appartenenti alle forze dell’ordine che combattono quotidianamente il bracconaggio nelle zone d’Italia dove questo suino selvatico è largamente diffuso.
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