Il Brasile sta ancora vivendo proteste scaturite nel paese dopo le elezioni presidenziali che hanno decretato nuovo presidente Lula, ora si scagliano contro di lui gli Indios.
Inizialmente i pro Bolsonaro, che è il presidente uscente, hanno inondato le strade del Paese e accerchiato le caserme di polizia per chiedere un intervento ufficiale delle forze armate con lo scopo di impedire l’insediarsi di Lula al comando dello stato. La campagna elettorale ha mostrato una competizione davvero sentita anche tra i sostenitori dei due leader. Il Brasile non ha ancora trovato pace dopo le elezioni e continuano le proteste.
Nonostante la politica del presidente brasiliano Lula sia improntata alla protezione della foresta amazzonica e concentrata sul preservare il bene ambientale del Paese non tutti i capi tribù indigeni hanno accolto con entusiasmo la notizia della rielezione per il terzo mandato non consecutivo dell’ex sindacalista ora capo di Stato.
Brasile, dalla campagna elettorale al ballottaggio
Queste elezioni presidenziali sono state precedute da mesi di campagna elettorale che ha messo a soqquadro il paese. Una netta spaccatura è emersa tra chi sosteneva il presidente uscente Bolsonaro e chi invece inneggiava al cambiamento con un nuovo mandato dell’ex presidente brasiliano Lula. ciò si è trasformato ben presto in manifestazioni sfociate anche in violenza e criminalità.
Due linee politiche e di pensiero completamente differenti in quanto Bolsonaro rappresenta l’estrema destra e uomo politico di formazione militare sostiene la parte più agiata del popolo brasiliano. Durante il suo mandato nel paese sono nate problematiche legate alla condizione socio economica della classe medio bassa ma ha anche problematiche inerenti l’istruzione il sussidio dedicato alla popolazione in difficoltà. Bolsonaro ha sostanzialmente sempre sostenuto aziende ed imprenditori per accrescere l’economia dello Stato o, come più spesso imputato all’ex presidente di voler accrescere soltanto le tasche di una stretta cerchia di persone al potere.
Il presidente Lula ha portato avanti una campagna elettorale dove ha focalizzato la sua missione nel preservare l’ambiente e di dire basta a una deforestazione selvaggia che stava apportando un’ingente danno all’ambiente a livello globale. Ma si è anche concentrato sul garantire un’istruzione sempre più spesso passata in secondo piano e una dignità economica che riesca a dare alle persone una serenità quotidiana tale da poter avere la certezza almeno di beni di prima necessità.
Le elezioni dovevano essere vinte al primo turno da Lula secondo i sondaggi emersi e condivisi dai media ma la realtà ha svelato un vantaggio non così accentuato come affermavano le previsioni. Il popolo è dovuto tornare alle urne per il ballottaggio alla fine di ottobre ed è proprio quest’ultima votazione che ha decretato la vittoria del leader di sinistra Lula.
Non appena gli esiti hanno decretato la vittoria ufficiale del nuovo presidente, leader della sinistra, la paura è subito stata che il presidente uscente Bolsonaro non accettasse la sconfitta e si opponesse all’insediamento di Lula appena eletto. Dopo ore di attesa il presidente uscente ha accettato la sconfitta in una conferenza stampa breve ma dove è emersa subito la sua volontà di attenersi alla Costituzione e di non voler escogitare manovre, almeno immediate, per contrastare la vittoria del suo oppositore.
Nonostante ciò, però, i suoi sostenitori sono scesi in strada a manifestare numerosissimi creando blocchi stradali e accerchiando le caserme di polizia. Anche se ormai passato più di un mese dalle elezioni presidenziali le manifestazioni non cessano e e vedono coinvolte anche alcune tribù Indios.
Gli indios contro Lula
Durante il mese trascorso dal ballottaggio e dall’elezione del presidente Lula le proteste sono mutate. Il primo ad appoggiare le manifestazioni è stato proprio Bolsonaro che però ha chiesto ai propri sostenitori di protestare in maniera pacifica e senza violenza ed evitare i blocchi autostradali che danneggiano l’economia globale.
Si tratta di sostenitori di destra che non accettano che ha il potere si è tornato Lula dopo che è stato indagato ed accusato di truffa e viene considerato dai sostenitori di destra un ladro.
Nonostante le manifestazioni abbiano preso una forma diversa e non siano più così numerose, come lo sono state inizialmente, ora sono anche le tribù Indios a scagliarsi contro. Il che ha sollevato numerose domande dato che proprio il presidente di sinistra ha annunciato di voler dare più diritti e protezione alle popolazioni indigene che sono state lasciate in disparte e private dei propri diritti durante il mandato di Bolsonaro.
Alcuni giorni fa circa un centinaio di indios sono entrati per protesta nell’aeroporto di Brasilia per avere visibilità è chiedere la destituzione di Lula dalla sua carica. Oltre a cartelli contro il nuovo presidente sono saltati all’occhio dell’attenzione mediatica anche i cartelli con scritto aiutateci. La perplessità delle associazioni che vigilano sui diritti degli indigeni riguarda proprio l’attuazione delle promesse che Lula ha fatto alle tribù indigene che, se non rispettate, potrebbero creare malcontento ulteriore e sfociare in problematiche difficili da gestire.
Le tribù Xavante, Enawene Nawe (Mato Grosso) e Kaiapó (Pará) si sono scagliate contro Lula e chiedono l’annullamento delle elezioni.
Qualche giorno fa è stata realizzata una protesta in aeroporto a Brasilia guidata dal Cacique (capo-tribù) Sererê, della terra indigena di Sangradouro nel Mato Grosso ed è proprio qui che sui cartelli mostrate dai manifestanti indigeni spiccavano le scritte Il Brasile chiede aiuto oppure aiutateci.
Il mandato del presidente Lula è iniziato in maniera complicata e sembra che la situazione continuerà ad essere difficile. Momenti difficili che però rivelano anche il sostegno di chi invece è pienamente convinto della scelta fatta e ora attende soltanto di vedere le prime mosse concrete del neo eletto che serviranno a dimostrare la sua reale buona fede.