Il Brasile è sceso in piazza per protestare contro Lula da Silva al governo, l’ex presidente brasiliano nominato ministro dall’attuale capo di stato Dilma Rousseff, che però era stato indagato per corruzione e riciclaggio e non è visto particolarmente di buon occhio dai cittadini. In particolare le manifestazioni di protesta sono cominciate dopo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche tra Lula e Rousseff in cui la presidente lo informa che gli invierà il decreto della sua nomina per poterlo usare “se necessario”. Proprio grazie a questo incarico, Lula sarebbe stato immune dai processi ordinari in cui è accusato di corruzione in relazione allo scandalo Petrobras. A fermarlo ci ha pensato un giudice federale di Brasilia che ha emesso una ingiunzione sospendendo la nomina ”Alla luce del rischio di minare il libero esercizio del potere giudiziario”.
I brasiliani in piazza
Migliaia di persone hanno protestato in varie città del Brasile contro la nomina dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva a ministro della Casa civile. Scontri si sono verificati a Brasilia, dove la polizia ha sparato gas irritanti contro gli oltre 5mila dimostranti che hanno riempito l’area fuori dal palazzo presidenziale e dall’edificio del Congresso. La folla mostrava striscioni con scritte per chiedere le dimissioni di Rousseff e l’arresto di Lula, soprattutto dopo aver ascoltato le intercettazioni telefoniche tra lui e la presidente Dilma Rousseff.
Le intercettazioni telefoniche
L’incarico in precedenza assegnato a Lula, che prevede il coordinamento delle attività di governo, gli avrebbe conferito l’immunità dai processi ordinari per corruzione e lo avrebbe reso giudicabile solo dalla Corte suprema. In uno dei colloqui telefonici resi noti si sente l’ex presidente chiedere a un ministro di convincere Rousseff a parlare con una giudice della Corte suprema, perché questa si esprima a favore di una richiesta presentata dai suoi legali.
Le dimissioni
E cominciano i primi ritiri dal governo della presidente Dilma Rousseff, infatti il presidente del Partito repubblicano brasiliano (Prb), Marcos Pereira, ha annunciato l’uscita, mentre il suo deputato George Hilton ha annunciato di voler lasciare il ministero dello Sport, che è da considerare strategico perché direttamente coinvolto nei preparativi delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Il capo del gruppo del Prb alla Camera, Marcio Marinho, ha spiegato che l’uscita dall’esecutivo è in vigore subito e che il suo partito ”non risponde più al governo”. Secondo il deputato Celso Russomanno, il Prb con questa rottura ”fa un gesto che rispecchia le ansie della popolazione”, ”agendo in difesa del popolo brasiliano”. Il Prb ha 21 dei 513 deputati e solo uno degli 81 senatori, numeri bassi ma cruciali per il governo poiché la Camera bassa si appresta a riconsiderare in settimana il procedimento di impeachment nei confronti di Rousseff.
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