Il presidente liberale Ignacio Lula dal Silva si insedierà al comando del Brasile domani e questo sarà il suo terzo mandato, ovviamente non consecutivo, dopo che ha riconquistato la carica presidenziale battendo il leader di destra ed ex Capo di Stato uscente Bolsonaro.
Il popolo brasiliano, però, è ancora spaccato a metà e è stato avviata nei giorni scorsi un’operazione di polizia per sedare sostenitori di estrema destra pro Bolsonaro, che hanno anche provato a boicottare l’insediamento del nuovo presidente con un tentato attacco bomba, che è stato però sventato dalle forze di polizia brasiliane.
Il Brasile vive un momento davvero particolare è caratterizzato da un passaggio di potere che segna il cambiamento della Nazione che da una linea guida di estrema destra e di stampo militare, passa ad una conduzione di sinistra. Per la prima volta, dopo molti anni, il focus del nuovo capo di Stato è centrato sul preservare ambiente, sul ridurre al minimo la povertà e sulla promozione dell’istruzione.
Queste elezioni presidenziali in Brasile hanno mostrato un’inaspettata partecipazione del popolo, che ha riversato la propria frustrazione causata da anni di crisi economica, aggravata poi anche dalla pandemia da COVID-19, che hanno portato i cittadini a scontrarsi in maniera pesante e addirittura armandosi. Durante la campagna elettorale, entrambi i candidati, hanno giocato fino all’ultima cartuccia disponibile, per accaparrarsi la vittoria e il comando del Paese.
il leader uscente è notoriamente un convinto sostenitore della politica di destra e ha un’impronta militare, proveniente dalla sua carriera che lo ha formato in maniera da dare maggiore importanza all’ambito economico, rispetto a quello sociale che ha molto risentito delle decisioni del politico. I rapporti internazionali hanno subito un’importante arresto dovuto alle decisioni politiche prese, anche a causa delle scelte riguardanti il vaccino anti COVID-19 ma soprattutto per la politica improntata a privilegiare aziende e imprenditori ma poco mirata al benessere della classe più povera della popolazione.
Mentre il suo oppositore per eccellenza Lula, proviene da una realtà popolare e ha avuto modo di confrontarsi con le problematiche lavorative delle persone e con le fasce più povere della popolazione, così la sua carriera si è volta verso la professione di sindacalista e, man mano, ha abbracciato la causa di sinistra e liberame diventandone il maggior esponente in Brasile.
Contrariamente al suo predecessore, Lula ha basato la sua campagna elettorale e il suo programma futuro su valori completamente differenti ovvero sul dare un salario minimo alle famiglie in difficoltà, adeguare le pensioni per i cittadini in età più avanzata, proteggere l’ambiente, rendere lo studio fondamentale e accrescere gli aiuti scolastici e il supporto per compiere un completo piano di studi. Ma soprattutto punta la salvaguardia della foresta Amazzonica, che è il polmone dell’intera dell’intero pianeta.
La campagna elettorale è giunta al termine e, durante gli ultimi dibattiti tra i due candidati alla Presidenza, era emersa un’altissima probabilità che Lula vincesse contro il presidente in carica al primo turno. La realtà però ha mostrato un quadro differente e ci siamo trovati davanti a una situazione di pareggio,che ha evidenziato maggiormente quanto la popolazione brasiliana fosse indecisa su chi eleggere come prossimo capo di Stato della Nazione.
La realtà ha quindi modificato ogni previsione e il Brasile ha dovuto attendere un altro mese per arrivare poi al ballottaggio finale, che è stato effettuato a fine ottobre. Il ballottaggio ha dato come esito finale la vittoria di Lula, che è quindi diventato nuovamente capo di Stato del Brasile.
Si preannuncia così una nuova era per il Brasile, che vede cambiare completamente la linea conduttrice al timone dello Stato e spera in un miglioramento che, fino ad oggi, non è stato possibile avere con il presidente uscente. Il risultato però non è stato digerito da moltissimi sostenitori di Bolsonaro, che dal giorno in cui si è appresa la sua sconfitta, hanno manifestato in tutto il territorio brasiliano, arrecando danno all’economia e ai trasporti, in quanto hanno bloccato numerosissime autostrade paralizzando il commercio del Paese.
Nonostante i media e le autorità internazionali avessero paura di un possibile rifiuto di Bolsonaro nel lasciare il potere al nuovo presidente, questo non è avvenuto e la realtà ha mostrato nuovamente qualcosa che il popolo non si aspettava. Il leader militare di destra ha accettato la sconfitta, ha appoggiato chi manifesta contro l’esito del elezioni presidenziali ma anche chiesto di manifestare in maniera pacifica, senza arrecare danno all’economia del paese.
Domani inizierà ufficialmente il mandato del leader di sinistra Lula che ha conquistato la vittoria e ha, così, potuto riprendere la carica che già aveva avuto modo si ricoprire per due mandati in passato. Qualche giorno fa si è verificato però un episodio che, nonostante le manifestazioni e proteste avvenute, non era previsto dalle autorità brasiliane. All’aeroporto di Brasilia è stato sventato un attacco bomba che era destinato al neo eletto Lula per creare caos durante il suo insediamento ufficiale, previsto per domani. Le autorità hanno spiegato che un camion è stato caricato di esplosivo, ma l’autista si è accorto che qualcosa non andava ed ha perciò deciso approfondire la questione e ha, così, portato alla luce un piano ben organizzato, messo a segno da un uomo di estrema destra pro Bolsonaro, che non ha accettato la sconfitta del presidente uscente e ovviamente anche il nuovo eletto.
Domani saranno esattamente vent’anni da quando l’ex sindacalista e operaio è diventato per la prima volta presidente di sinistra di un Paese, già considerato un gigante globale ma ancora caratterizzato da una diseguaglianza estrema a livello sociale.
La missione che si era posto Lula era quella di far sì che ogni brasiliano potesse fare colazione, pranzo e cena tutti i giorni. Oggi 33 dei 215 milioni di brasiliani sono attualmente in condizioni di carenza alimentare e l’obiettivo di Lula rimane ancora quello di combattere la fame e la povertà.
Lula ha detto giovedì in occasione dell’ufficializzazione degli ultimi nomi del gabinetto che: “Dobbiamo creare posti di lavoro, migliorare i salari, distribuire la ricchezza e far sì che la gente soffra meno di quello che sta soffrendo“. Un uomo pragmatico, che per il suo terzo mandato, ha formato attorno a sé una coalizione molto eterogenea, creando un esecutivo composto da esponenti di 9 partiti differenti che comprendono quasi tutto l’arco parlamentare, con esponenti provenienti da sinistra al centro destra.
Una scelta da non sottovalutare che dimostra la buona volontà di Lula è da speranza al Brasile di riuscire a superare un momento molto difficile ma che sembra ora intravedere una politica diversa che potrebbe davvero far rinascere un Paese attuale.
Bolsonaro è volato negli Usa e non presenzierà alla cerimonia del passaggio di potere e per la prima volta dal 1988 non passerà la fascia al nuovi eletto il predecessore.
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