Brexit: il post su Facebook di un italiano a Londra diventa virale in poche ore

Londra nel caos dopo Brexit

Dopo la vittoria della Brexit nel referendum del 23 giugno in Regno Unito ci sono state decine di dichiarazioni, di commenti, di analisi, di previsioni più o meno lucide sul futuro della stessa Gran Bretagna e anche dell’Unione Europea. Come abbiamo ricordato più volte, il referendum che chiedeva ai britannici se fosse meglio restare o uscire dall’UE, era di tipo consultivo, quindi ora si attende la ratificato dal parlamento, che potrebbe in via eccezionale anche bloccarne l’applicazione. Su Faceboook in pochissime ore è diventato virale il post con commento e analisi di un italiano, Gianluca Ruggiero.

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Nel Post di Gianluca Ruggiero si legge:

Sono da settimane qui a Londra. Sto vivendo la situazione Brexit in diretta. Leggo alcuni commenti dall’Italia di gente che la sa (molto) lunga che sostiene che:


la Brexit è un piano perfetto congegnato dalla perfida Albione perché sono troppo intelligenti e sono un Impero e ne sanno una più del diavolo e quindi loro sì che sanno farsi rispettare perché poi bisogna farla finita con questo potere plutogiudaicomassonico perché la globalizzazione va combattuta che ci sono gli Illuminati ed il Bilderberg e gli inglesi lo sanno perché del resto David Icke ed i rettiliani e comunque l’Inghilterra è una potenza economica e non è vero che andranno male vedrete che ci faranno un mazzo così che poi a Londra oggi si mangia pure bene e poi Churchill era uno con due palle così e pure la Thatcher e comunque loro hanno l’asse atlantico con gli USA e pure Trump gli ha dato ragione.

Allora, cari amici miei e non, voglio solo rassicurarvi e confermarvi che qui nel Regno (Unito?) c’è il caos.
In tutte le aziende stanno preparando piani di ristrutturazione (leggi tagli al personale).
Tutte le banche hanno già cominciato ad attuare i piani di rilocalizzazioni delle loro sedi centrali. C’è gente che sta già facendo la valigia in queste ore.
La Scozia sta facendo di tutto per andarsene, L’Irlanda del Nord si vuole riunire alla Éire, l’Australia ed il Canada vogliono uscire dal Regno e diventare Repubblica.
La sterlina è crollata ai livelli del 1985. Fantastico per l’export, peccato che l’Inghilterra non esporti un emerito cazzo.
Gli ospedali pubblici (tra i migliori al mondo) sono in crisi perché la loro forza lavoro è in gran parte europea (ebbene si, al “paziente inglese” il culo glielo puliscono spagnoli, italiani e portoghesi).
Da sinistra a destra i politici sono tutti nel panico e nessuno ha il coraggio di prendere ‘sta patata bollente.
La sinistra (tutto il mondo è paese) invece di approfittare del caos si guarda l’ombelico e organizza la fronda interna a Corbyn.

I giornalisti della BBC letteralmente cacciano a calci in culo i politici dallo studio tanto che sono incazzati, perché nelle interviste stanno scoprendo – pensate un po’ – che nessuno avesse un piano per il dopo Brexit.
Le proiezioni degli economisti della Banca d’Inghilterra sono il PIL in calo al -2,2% per il prossimo anno poi si vedrà.
Nelle strade gli hooligani che hanno votato “Leave” sentono che finalmente il loro odio è stato sdoganato e si credono liberi di minacciare di morte chiunque non abbia in famiglia un avo morto nella guerra dei cent’anni.
La gente ha paura e piange per le strade.

Cameron sostiene che il referendum è stato un esemplare caso di “democrazia”. A giudicare dal numero di persone che lo aspetta sotto casa per menargli, qui sono convinti invece che si tratti di un esemplare caso di irresponsabilità politica.

Ad ogni modo, come italiani potremmo imparare una o due cosette da questa lezione:
Che giocare con la paura della gente ti fa magari anche vincere le elezioni, ma è un gioco pericoloso perché poi tutta la rabbia che hai fomentato la devi gestire;
Che tutti i popoli della terra, anche quelli che la democrazia l’hanno inventata, possono fare delle emerite stronzate e la patente di idioti non ha denominazione geografica;
Che la democrazia diretta è come la corazzata Potëmkin, è una cagata pazzesca.
Che oggi in Italia possiamo finalmente dire che l’erba del vicino è un po’ meno verde del solito. Diamoci da fare che magari è un’opportunità. Noi il fondo l’abbiamo toccato e possiamo solo migliorare
”.

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