La Gran Bretagna ha deciso di lasciare l’Unione Europea. Brexit è storia. Molte società di calcio avrebbero preferito rimanere all’interno dell’Europa ma invece il referendum, votato molto più dal popolo over 50 rispetto ai giovani ha visto festeggiare il “Leave” con il 51,9% dei voti a favore della scelta. E’ presto per capire cosa possa accadere davvero ma andiamo a capire quali sono i rischi della Brexit sul calcio inglese e non solo.
Il campionato inglese è il campionato più ricco, più famoso e più esportato nel mondo. L’accordo, firmato qualche mese fa, parla di un valore stratosferico peri calcio inglese dai valori che sono il doppio e il triplo rispetto ai massimi campionati delle altre nazioni. C’è un grosso problema, però: il valore della sterlina si abbasserà notevolmente. Cosa centra con il calcio? Tantissimo. Il calciomercato è fatto di offerte, di richieste e di scambi di denaro.
La svalutazione della sterlina potrebbe incidere poiché il potere d’acquisto sarà inferiore sino a questo momento e i club potrebbero spendere di meno, regalando meno volti nuovi al campionato e meno spettacolo. Va anche detto che la Premier è sempre stata una vetrina del calcio a livello internazionale, basti pensare che il campionato inglese è visto in tutto il mondo e 14 squadre su 20 ha una proprietà straniera, non europea. Uno scenario difficile da interpretare poiché dal 2016/2017 i diritti tv saranno ancora più ricchi e per i nuovi investitori potrebbe essere un affare acquistare una società ad un prezzo più basso. Ci aspetterà un valzer dei troni dei club, probabilmente.
Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ci saranno centinaia di giocatori che diventeranno extra-comunitari. I calciatori comunitari, tesserati nel campionato inglese, si trovano improvvisamente da essere comunitari ad essere etichettati come “extra-comunitari”. Bisognerà gestire un post Brexit delicato: ogni giocatore dovrà fare un iter per ottenere un regolare contratto e una regolare concessione per lavorare in Gran Bretagna.
Secondo la BBC, sono circa 122 i giocatori che passerebbero da comunitari ad extra. Un problema che la Football Association sta già cercando di sistemare nel più breve tempo possibile. I club inglesi potrebbero comunque acquistare giocatori europei ma verrebbero individuati come stranieri e quindi non potrebbero essere tesserati nel modo classico ma come extra comunitari. Se questo diventasse realtà i club potranno acquistare solo i giocatori con la percentuale di apparizioni internazionali minima ma con questo criterio giocatori come Ronaldo, Cantona, Di Canio e in ultimo Kante non avrebbero mai solcato i campi della Premier League. Giocatori come Bale, britannici ma attivi fuori dalla Gran Bretagna, saranno considerati, per la Spagna in questo caso, extra-comunitari.
Le competizioni non avranno nessuna ripercussione ne a livello continentale, come ad esempio un futuro europeo poiché è appunto un torneo che prevede una partecipazione dei paesi che sono europei dal punto di vista geografico non politico e quindi non avrebbe alcun senso pensare che Inghilterra, Galles, Irlanda del Nord o eventualmente Scozia non possano partecipare ai prossimi tornei o alle qualificazioni. Anche per quanto concerne la Champions League e l’Europa League non cambierà nulla dal punto di vista della partecipazione delle squadre. Per fortuna.
Con l’uscita dall’Unione Europea, le squadre della Premier League, che avevano dato consenso alla permanenza nella UE per dar valore alla qualità del campionato inglese, non potranno più acquistare i giovani talenti dai 16 ai 18 anni, cosa che in Gran Bretagna hanno sempre potuto fare perché non più all’interno dell’Unione Europea. Quindi, addio ai vari Fabregas, Pogba, Bellerin. I giovani minorenni non potranno più essere “sottratti” ai propri campionati.
L’esito del Brexit è stato d’impatto incredibile e lo sarà ancora di più nei prossimi mesi quando ci si accorgerà quali sono davvero gli effetti sulla Gran Bretagna, sia dal punto di vista economico/finanziario che da punto di vista sociale e sportivo.
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