Brexit: ha vinto il leave, la Gran Bretagna lascia l’Europa. Con il proprio voto i cittadini britannici hanno segnato una svolta epocale nella storia del Vecchio Continente. E la reazione delle borse è stata immediata: Londra apre in forte perdita a -7.58%, Parigi perde il 7.5%, mentre Milano ha aperto a -1.8%. Crolla anche rovinosamente la piazza finanziaria di Tokyo. La sterlina è caduta di oltre il 10%, a quota 1,3305 dollari, il minimo dal 1985. Ma quali saranno le conseguenze economiche della Brexit? In gioco ci sono milioni di posti di lavoro, il progetto Erasmus per migliaia di studenti, a rischio anche l’export italiano.
(Risultati Brexit: in blu LEAVE 51,9%, in giallo REMAIN 48,1%)
Deprezzamento della sterlina
Secondo uno studio di Goldman Sachs, una delle prime importanti conseguenze del Brexit sarebbe il forte deprezzamento della sterlina. Infatti, già all’apertura, questa mattina, ha registrato numeri che riportano il Regno Unito al 1985. E secondo la banca americana potrà sprofondare anche sino al -20% del suo valore rispetto all’euro, passando da 0,76 centesimi per un euro a 0,90-0,95.
Fuga di denaro all’estero
Nel corso dei soli due mesi di marzo e aprile, la paura della Brexit, ha messo in allarme gli investitori: secondo la Bank of England, 65 miliardi di sterline hanno lasciato il Regno Unito per rigufiarsi in altri Paesi dell’Unione Europea.
Corsa ai beni di rifugio
L’immediata conseguenza della Brexit è la corsa ai cosiddetti ‘beni di rifugio’, ovvero quelle forme di investimento più ‘solide’, come ad esempio l’oro, che proprio questa mattina ha registrato un netto salto verso l’alto. La quotazione del prezioso metallo è in rialzo del 4,52% a 1.322,95 dollari l’oncia.
A rischio un milione di posti di lavoro
Il centro studi Cbi, in un’analisi sui possibili scenari del mercato del lavoro, pubblicato sul Guardian, entro il 2020 potrebbero perdere il proprio impiego 950 mila persone. Inoltre, il tasso di disoccupazione passerebbe dal 5,1% (uno dei più bassi dell’Unione europea) al 7-8%.
A rischio il progetto Erasmus
Sono circa 27mila gli studenti che ogni anno scelgono il regno Unito come destinazione del proprio anno di studio internazionale (Erasmus). Ora che è passata la Brexit, non è chiaro se tale destinazione potrà rientrare nel programma comunitario. Per ora possiamo dire che il prossimo anno accademico è salvo da eventuali cambiamenti futuri, che con buona probabilità verranno resi noti più avanti. Naturalmente il problema riguarda anche gli studenti britannici che intendono spostarsi in Italia o nel resto d’Europa per il proprio progetto Erasmus. Secondo i dati dell’Unione Europea, nel 2014, sono stati 15 mila gli studenti inglesi, gallesi e scozzesi, che hanno scelto mete europee come Spagna, Germania e Francia, per svolgere il proprio anno di studi internazionale.
Italia: export in calo del 7%
Tra le conseguenze del Brexit c’è anche l’export italiano. Secondo i dati, nel 2015 il Bel Paese ha venduto 22.5 miliardi di merci al Regno Unito e ne ha importate 10.6 miliardi. Secondo uno studio della Sace, l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa porterà serie conseguenze all’export italiano. Il calo potrebbe raggiungere il -7% (1,7 miliardi), con un forte accento negativo sul settore della meccanica strumentale (-18%). Mentre quello agroalimentare potrebbe persino crescere del 6%, nonostante la Brexit.
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