A Brindisi, una coppia di coniugi è rimasta intossicata dopo aver mangiato dei funghi velenosi, fra cui l’Amanita Phalloides. La famiglia delle Amanite, è una delle più velenose e molto spesso si rivela mortale.
Fortunatamente i coniugi sono salvi e sotto controllo medico.
Come sono andati i fatti
In realtà, la coppia di San Donaci, in provincia di Brindisi, aveva trovato i funghi lo scorso ottobre e poi li aveva congelati e quindi consumati la sera di martedì 4 maggio. Ricoverati in condizioni molto gravi nell’ospedale Perrino di Brindisi, la coppia ha accusato i primi dolori poche ore dopo il pasto e in maniera tempestiva, marito e moglie, rispettivamente 62 e 56 anni, si sono recati subito in ospedale.
Al Perrino hanno riferito di avvertire dolori lancinanti nella zona addominale, accompagnati da diarrea e vomito dopo aver mangiato i funghi che essi stessi avevano raccolto pochi mesi prima.
Immediatamente, l’ospedale, ha avvisato il Centro di controllo micologico della Asl di Brindisi, in particolare l’esperto Antonio Tursi, che ha identificato di quali funghi si trattasse. In seguito, coadiuvato dal Centro antiveleni di Foggia, è arrivato a stabilire la terapia giusta.
A scatenare le reazioni avverse è stata soprattutto l’Amanita Phalloides, conosciuta anche come ”tignosa verdognola”, altamente velenosa perché contiene tossine che sopravvivono alla cottura e al congelamento. Oltre a questa, altro fungo tossico identificato nel pasto della coppia è la Lepiota gruppo Helveola, anch’esso molto pericoloso.
Per ora la coppia resta in osservazione finché non si verificherà un miglioramento e i medici saranno sicuri che sono fuori pericoli, infatti, ricordiamo che difficilmente si sopravvive a un’intossicazione da funghi, specialmente se si tratta di specie appartenenti all’Amanita.
L’aiuto tempestivo dell’esperto
Come ha sottolineato anche il direttore del Centro di controllo micologico, è importantissimo disporre di un esperto per intervenire subito.
In casi di avvelenamento da funghi, la situazione può complicarsi velocemente e se non si prescrive subito la giusta terapia individuando cosa si è ingerito, si può andare incontro alla morte.
La presenza di una persona competente anche nei periodi in cui non avviene la raccolta dei funghi, è fondamentale per salvare la vita a chi, come i coniugi brindisini, mangia i funghi senza realmente conoscere le specie sicure e quelle tossiche.
Anche perché, continua il direttore, moltissime persone hanno come loro, l’abitudine di raccogliere i funghi e congelarli per consumarli a distanza di tempo. A tal proposito. l’Asl ha dichiarato che fino al 31 maggio l’esperto sarà reperibile e questo provvedimento potrebbe essere esteso a tutto l’anno, come avviene già in altre regioni.