La cestista americana ha affermato che si renderebbe ancora disponibile a giocare all’estero solo nel caso in cui la nazionale la dovesse convocare per disputare i Giochi olimpici.
Il suo staff è in contatto con il giornalista statunitense arrestato a fine marzo in Russia con l’accusa di spionaggio.
Dopo quasi 300 giorni passati sotto la custodia russa a seguito dell’arresto e poi della condanna a nove anni di detenzione per traffico di droga – aveva olio di cannabis nel bagaglio e per questo si era dichiarata colpevole – Brittney Griner ha detto che “non andrà mai più all’estero” per giocare a basket.
La cestista americana, due volte oro olimpico con la squadra a stelle e strisce, ha lasciato la porta aperta a trasferte oltre i confini nazionali in un unico caso, ossia si renderebbe disponibile solamente in occasione dei Giochi olimpici.
I problemi con la giustizia risalgono al febbraio 2022 all’aeroporto di Mosca. Dopo lunghi mesi privata della libertà, le autorità americane erano riuscite a ottenerne il rilascio facendo un accordo che ha previsto lo scambio di prigionieri con la Russia nel dicembre scorso. Solo ieri, dopo quasi 10 mesi passati in cella, la 32enne è tornata per la prima volta a parlare alla stampa.
“Se riuscissi a essere in squadra (la nazionale di basket, ndr), quella sarebbe l’unica volta che lascerei il suolo americano e sarebbe solo per rappresentare gli Usa”, ha detto Griner riferendosi a una sua eventuale partecipazione olimpica. La cestista, che prima dell’arresto aveva giocato per anni con un club russo nella offseason dell’NBA femminile, ha poi raccontato ai giornalisti che “la ragione per cui molte di noi vanno all’estero è per il gap retributivo”.
L’atleta ha spiegato che si tratta di una scelta dettata dal livello salariale all’estero, che aiuta economicamente le sportive stesse e le rispettive famiglie. La stella di Phoenix Mercury ha poi raccontato di essere abituata alle difficoltà e che per superare il delicato momento passato in Russia ha fatto affidamento al duro lavoro e agli allenamenti come distrazione.
La sportiva ha anche raccontato di come il suo team manageriale sia in contatto con Evan Gershkovich, il giornalista americano, corrispondente del Wall Street Journal, arrestato a marzo in Russia con l’accusa di spionaggio e per questo motivo diventato un simbolo dei soprusi sulla stampa libera a Mosca. Due vicende diverse ma legate dal contesto storico, in cui i rapporti politici e diplomatici tra i due Paesi sono ai minimi da quando è iniziata la guerra in Ucraina.
Tra l’altro è notizia di ieri che il ministero degli Esteri russo ha negato la richiesta americana di poter effettuare una visita consolare, prevista per l’11 maggio, al giornalista in carcere. La presa di posizione sembra essere una risposta ritorsiva nei confronti degli Usa, che a loro volta avevano negato il visto a giornalisti di Mosca che avrebbero dovuto accompagnare il ministro degli Esteri russo Lavrov in un viaggio presso l’Onu a New York. La Russia ha infatti la presidenza di turno presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Il clima è teso e lo testimonia il fatto che era dai tempi della Guerra fredda che un corrispondente non veniva fermato in Russia con l’accusa di condurre operazioni di spionaggio per conto di un governo straniero.
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