Alcune categorie di lavoratori potrebbero non avere delle belle sorprese in busta paga. Vediamo di chi si tratta.
Le novità per i lavoratori, nel 2023, non sono soltanto positive. Con l’avvento del governo Meloni potrebbero esserci degli svantaggi in busta paga per qualcuno.
Busta paga più leggera per chi?
Il tema relativo alla busta paga è sempre molto caldo poiché, a percepirla, c’è una folta platea di lavoratori i quali devono sottostare a dei fattori. La busta paga non è altro che il classico stipendio ma a renderla più pesante o più leggera ci sono delle modifiche che lo Stato può mettere in piedi anche ogni anno.
Risulta, dunque, normale che le somme in busta paga possano diminuire o aumentare a seconda dei casi e delle modifiche apportate dallo Stato. Diverso, per l’inizio di quest’anno, è il discorso delle pensioni che hanno subito un leggero aumento grazie alla perequazione ovvero un adeguamento messo in atto da parte dello Stato perché è aumentato il costo della vita. Parallelamente, è diminuita anche l’aspettativa di vita a causa dei due anni che abbiamo vissuto di pandemia. Non una cosa proprio bellissima ma che ha portato un po’ di aumenti anche alle pensioni minime.
I lavoratori dipendenti, o per lo meno alcuni di loro, hanno subito già il taglio del cuneo fiscale. Si tratta di una tassazione che va a colpire i lavoratori e che viene introdotta dai politici di turno. In questo caso, a pensare a questo taglio è stato il Governo Meloni con la nuova Legge di Bilancio.
L’anno scorso, il cuneo fiscale era nell’ordine del 2% e, dunque, considerato piuttosto generico. Esso era generato da una sorta di esenzione che veniva prevista per i lavoratori dipendenti. In soldoni si tratta di un taglio dei contributi previdenziali dovuti da ciascuno. Chi percepisce entro i 35000 euro lordi in un anno, deve emettere 1,2% di contributi previdenziali. Lo sconto contributivo è pari allo 0,8%.
Questo era lo scenario che si configurava nel 2022. Per il 2023, invece, il neo governo Meloni ha scelto di potenziare il taglio facendolo arrivare al 3%. Gli aumenti in busta paga, per alcune categorie di lavoratori, sono state evidenti. Infatti, il 3% è andato ad ingrossare le buste paga di chi percepisce redditi fino a 10 euro. Ciò significa un aumento in busta paga di 231 euro in un anno (ovvero meno di 20 euro in un mese.
Chi, invece, percepisce 15mila euro ha visto un aumento di 346 euro in un anno e, ancora, chi percepisce 20000 euro ha avuto un aumento di 395 euro in anno. Ultimi ma non ultimi i lavoratori che in un anno guadagnano 25 mila euro che hanno un aumento di 41 euro in un mese, per un totale di 493 euro in un anno.
Chi ha una fascia di reddito inclusa tra 25 e 35 mila euro, invece, non vedrà aumenti in busta paga poiché la tassazione resterà invariata al 2%.