Bugie ai genitori sugli esami universitari, studente di 29 anni si toglie la vita a Chieti

La drammatica scoperta è stata fatta dalla sorella, con cui il giovane conviveva in un appartamento a Chieti Scalo. 

Auto dei Carabinieri
Auto dei Carabinieri – Nanopress.it

In un block notes la vittima avrebbe scritto – nero su bianco – le motivazioni del suo gesto, definendo la sua vita inconcludente e inutile. Quando la sorella è rientrata a casa, nel pomeriggio di giovedì 6 aprile, ha trovato il corpo del fratello ormai senza vita. Allertati i soccorsi, i sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

L’Unione degli Universitari nazionale abruzzese ha chiesto un cambio di rotta, perché l’ennesimo caso di suicidio riaccenda i riflettori sulla pressione sociale che viene esercitata sugli accademici.

Studente universitario suicida a Chieti

Studiava Medicina a Chieti, ma quella brillante carriera universitaria che aveva raccontato ai suoi genitori era diventata ormai un castello di bugie troppo difficile da abbattere. Così un giovane studente di 29 anni, originario di Manduria, si è tolto la vita, perché incapace di raccontare la verità su quegli esami universitari mai superati o mai sostenuti. A fare la drammatica scoperta di quel corpo senza vita è stata la sorella, con cui il giovane viveva in un appartamento a Chieti Scalo.

Rincasando, nel pomeriggio di giovedì 6 aprile, la ragazza ha trovato il corpo del fratello ormai senza vita. Ha allertato i soccorsi, ma i sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Ambulanza
Ambulanza – Nanopress.it

In quella stessa casa i Carabinieri hanno rinvenuto un block notes che ha accolto gli ultimi, drammatici pensieri del giovane studente, che ha definito la sua vita ‘inconcludente e inutile’. Una sentenza, pronunciata verso se stesso, al quale non è riuscito a sfuggire, decidendo perciò di togliersi la vita.

La solidarietà dell’Unione degli studenti

L’Unione degli Universitari nazionale abruzzese ha chiesto un cambio di rotta, perché l’ennesimo caso di suicidio riaccenda i riflettori sulla pressione sociale che viene esercitata sugli accademici.

“Pressione sociale, paura di fallire, sensi di colpa, bugie, il mondo universitario è diventato sempre di più un luogo di depressione e ansia quando dovrebbe essere una fucina di idee, studio, curiosità e approfondimento” si legge in una nota a firma dell’Unione. Quello del giovane studente di Manduria non è infatti il primo caso simile che si registra. Il 1° febbraio scorso una giovane studentessa di Milano si tolse la vita nei bagni dell’università IULM del capoluogo lombardo, sopraffatta – come presumibilmente successo al suo collega pugliese – dalle bugie raccontate in merito agli esami sostenuti e a quella laurea che le sembrava tanto lontana.

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