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Spettacoli

Bugo risponde (nuovamente) a Morgan: continuano a volare parole pesanti

Continua il botta e risposta tra Bugo e Morgan: dopo l’accusa del primo e la replica del secondo, continuano le offese reciproche. Ecco le ultime.

Bugo e Morgan-Nanopress.it

Tra Bugo e Morgan sembra che non ci sia affatto alcuna possibilità di recuperare i rapporti, anzi. I due sono lontanissimi, più che mai forse oggi, e le accuse reciproche non accennano a finire. Ecco gli ultimi aggiornamenti.

La lite tra Bugo e Morgan e i primi botta e risposta

Tutto è partito con quel famosissimo “Dov’è Bugo?” ed è finito con insulti, polemiche infinite, critiche durissime. Avevamo lasciato così Bugo e Morgan, che oggi potremmo definire il corrispettivo in musica di Batman e Pinguino (forse però è un po’ troppo azzardato il paragone, è vero).

Se volessimo riportare tutte le parole che si sono dette i due acerrimi nemici – ex amici però, sia chiaro – potremmo iniziare oggi e finire a Capodanno, quindi ci limiteremo a riportare le frasi e le parole più iconiche che si sono detti. Una premessa va fatta: mentre Morgan non si è mai risparmiato e ha sempre parlato malissimo del suo collega, a partire già dal giorno dopo quel Sanremo passato ormai alla storia, Bugo ha atteso ben tre anni prima di proferire parola. Il motivo? La pandemia, a detta sua (ma non sapremo mai se è davvero così oppure no).

Detto ciò, bando alle ciance (passiamo alle loro direttamente). Ci eravamo occupati dettagliatamente dell’argomento solo poche settimane fa qui. Oggi la questione si è riaperta (ammesso che si fosse mai chiusa). 

All’epoca il monologo infinito di Bugo iniziava così: Uè Morganetto, chi si rivede. Sai c’è stata anche la pandemia quindi per tre anni non mi andava di parlare dei ca**i nostri e rispondere alle tue stronzate che ogni giorno dicevi. C’era una pandemia, la gente moriva perché dovevo alimentare una polemica mentre la gente moriva. Ma a te che che ca**o te ne frega della gente che muore, a te che te ne frega della mascherina, eh, Artistoide? Invece mi dicono che settimana scorsa ancora fai un’intervista, mi citi perché vuoi il titolone, se no non te lo danno, non ti caga più nessuno“.

E finiva così:Basta parlare di me nelle interviste in televisione che ora la pandemia è finita e ora ti rispondo. Nell’ultima intervista hai detto che ti ho bullizzato, io ti ho bullizzato? Tu eri mio ospite, io ti ho invitato. (…) Ma ti rendi conto quanto sei ridicolo, che figura di merda che hai fatto e che fai da vent’anni? Io mi sono rotto il ca**o di perdere tempo con uno scemo come te. Quindi basta. (…) Ah, volevo dirti anche una cosa: guarda che tu non sei Sergio Endrigo, non sarai mai un cantautore”. La stoccata – durissima di certo per Morgan da digerire – fa riferimento al suo artista prediletto da tempo immemore, all’uomo che lui idolatra da sempre, di cui ai tempi di X Factor parlava incessantemente.

Nel mezzo, altre frecciate (per nulla velate) a Sgarbi – che gli ha permesso di condurre un nuovo format incentrato sulla musica dal titolo Stra-Morgan – a quanto abbia bisogno del “politico di turno” per poter emergere in qualche modo, alla sua musica a detta di Bugo discutibile (de gustibus non dispuntandum est), al suo volersi ergere a “storico della musica” (cosa che di fatto in un certo senso è, sulla cultura musicale di Morgan nessuno si può permettere davvero di obiettare), alla sua vita privata sempre al centro dell’attenzione a discapito della sua arte (su questo potremmo aprire un capitolo lunghissimo perché, dai tempi della sua storia con Asia Argento e della nascita della loro figlia Anna Lou, in effetti si è parlato incessantemente delle sue relazioni, delle sue figlie, che nel frattempo sono diventate tre, e in effetti il primo singolo dell’ultimo decennio di cui si è discusso è stato Battiato (mi spezza il cuore), pubblicato dall’etichetta Incipit Records e distribuito da Egea Music meno di un anno fa, poi prima e dopo nulla di nulla, se non appunto il brano portato con Bugo a Sanremo tre anni fa).

Da lì, la risposta – lunghissima, intricatissima e dettagliatissima – di Morgan, pubblicata su Rolling Stones (preso a sua volta di mira dal suo ex amico, ma di questo parleremo dopo). Cercheremo di riassumere anche la sua lettera – che di fatto era più che altro un articolo – che a quanto pare ha fatto imbestialire non poco Bugo.

“Sono passati tre anni e ancora non hai capito il testo che ti ho scritto in faccia, sul palco, che tutta Italia ha imparato a memoria, forse perché scrivere una canzone sul momento per dire delle cose a chi ti sta bullizzando per raccontare un sentimento di indignazione senza insulti o violenza verbale ma con la semplice urgenza di denunciare pubblicamente gli abusi di una persona supportata da una squadra di accaniti mobber protetta da un intero sistema marcio e arrogante, cantando ma dicendo qualcosa di vero in mezzo a finzione e noiosissima spazzatura preconfezionata, è qualcosa di interessante. Sennò non si sarebbe incollata mezza Italia al televisore all’una di notte”: questo il semplice e conciso inizio, che diceva già tutto, eppure era, appunto, solo il primo blocco di testo.

In effetti subito dopo Morgan aveva continuato autocitandosi – “Io ti ho voluto redarguire per la tua “brutta figura di ieri sera” (“le brutte intenzioni, la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera” vi dice qualcosa? ndr) – rinfacciandogli, per l’ennesima volta, l’errore commesso mentre cantava, la sera prima del “fattaccio”, la cover del succitato Endrigo (del loro amore ne abbiamo già parlato), parlando dei suoi manager che, a detta sua, avrebbero mosso i fili dall’alto, spingendolo a muoversi verso la direzione dell’arroganza.

E poi come non ci citare, all’interno del suo sproloquio, il suo exploit di autostima: “Io sto sui palchi con artisti che sono dei giganti come Celentano, come Fossati, come Renato Zero, De Gregori, Ranieri, e imparo da loro molto umilmente, improvviso in diretta televisiva davanti a milioni di telespettatori e non mi permetto né mi azzardo a voler fare lo sbruffone e sorpassare in scena l’artista con cui ho un rapporto di grande stima e di rispetto. Tu non solo non sei in grado di competere tecnicamente, sei proprio umanamente scadente e te la fai sotto dopo che hai fatto il vandalo, e pure il vigliacco. Non sei solo un cantautore che non scrive le sue cose, non sei manco un uomo di spettacolo perché te la sei giocata malissimo, tu e i tuoi aizzatori”. 

Altrettanto memorabile è il suo modo di vantarsi di aver prodotto libri, colonne sonore, un romanzo sinfonico (L’audiolibro di Morgan) e più di cento arrangiamenti per diverse canzoni in gara a X Factor. A proposito del talent, poi, ha iniziato a citare nomi di diversi vincitori (e non) facenti parte all’epoca della sua squadra e divenuti poi a dir poco famosissimi: Marco Mengoni, Noemi, Michele Bravi, Chiara Galiazzo, Antonio Maggio, Matteo Becucci. Chiudiamo con due affermazioni tragicomiche: la prima è inerente al suo essere “entrato nel Guinness dei primati come miglior giudice di X Factor al mondo” e la seconda deve essere citata letteralmente per essere compresa (perché contiene un’altra autocitazione) “Bugo, dammi retta, fatti due risate e “ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro”. 

Bugo e Morgan – Nanopress.it

Arriviamo a oggi: poteva mai essersi concluso così questo litigio apparentemente senza fine? No, perché senza fine lo è davvero, non solo in apparenza. Ecco il prosieguo (tanto atteso da alcuni, ammettiamolo).

L’ennesima replica

Come riporta Rolling Stones – che, come abbiamo anticipato, ha accolto tra le sue pagine la lettera di Morgan pochissime settimane fa e che per questo si è beccato anche qualche insulto qua e là da Bugo – la replica di quest’ultimo inizia così questa volta: “Leviamoci subito sta cosa dalle scatole che abbiamo cose più importanti da fare, noi. Allora Morganaccio, mi sa che non hai capito niente. Non hai capito niente, perché nella tua testa io non ti ho fatto nessuna domanda, quindi cosa replichi? La replica, non hai un c***o da fare, chiami subito quelli di Rolling Stone: “Pronto (con voce piagnucolante, ndr), devo replicare a Bugo”. Ma anche pure anche quelli di Rolling Stone, no? Come siete messi che date voce a uno così?”.

E ancora: “Vedo che non avevi un c***o da fare che mi hai replicato subito perché ho preso nel segno, eh, quando ti ho detto che non sei un cantautore, eh. Ci sei rimasto male? Subito, in 24 ore mi han detto che eri già online con l’articolo. Io ho fatto passare una settimana perché ho cose più importanti da fare che rispondere a uno come te. Parli di maestri, citi nomi: Bindi, Tenco. Questi erano cantautori. Nessuno avrebbe mai fatto quello che hai fatto tu. Cambiare il testo che tu chiami “i miei versi”, ma che c***o sei, un poeta? Quello è il testo di una canzone: testo si chiama, non i versi, ok?”. Fermo restando che su questo ci sarebbe poco per cui inalberarsi – ma ormai tra Morgan e Bugo è guerra aperta, quindi basta una virgola sbagliata da parte di uno per scatenare l’ira funesta dell’altro – ma comunque, se volessimo fare un discorso lucido e oggettivo, un cantautore scrive di fatto e scrivere significa anche riscrivere alcune canzoni, che siano sue oppure di altri. Abbiamo visto tantissime volte negli anni artisti riarrangiare i loro brani – vedi La donna cannone di De Gregori – perché non si può fare la stessa cosa con le parole (non ci permetteremmo mai di definirle versi Bugo, tranquillo)?

Andiamo avanti, perché secondo quest’ultimo invece non è affatto così, tanto che è arrivato a dire: “Cambiare il testo di una canzone di un altro non è da cantautore. Un vero cantautore non l’avrebbe mai fatto. Quindi di cosa stiamo parlando?”. E poi ha aggiunto anche: “Un vero cantautore non fa la lista della spesa come fai te: “Ho vinto questo, ho fatto quello, ho vinto quel premio!”. Patetico! Hai fatto la puttanata più ridicola della storia della televisione. Ma prova a cambiare il testo di Vasco Rossi. “Non ho avuto il coraggio di risponderti sul palco”. Ma cos’è, il palco è come se fosse un ring? Il palco è sacro. Tu parli tanto di Luigi Tenco. Luigi Tenco ci è morto per quel palco. Buffone di corte, il palco è sacro, sai? Vai a raccontarlo a Luigi Tenco”.

A quel punto Bugo, preso evidentemente dalla rabbia, ha iniziato a inveire contro chiunque. Ha tirato in ballo Enrico Melozzi, direttore d’orchestra – definitivo da lui “Merlozzi, Perlozzi” – che ha osato semplicemente esprimere un parere, dicendo che, a parer suo, il cantante avrebbe dovuto rispondere a Morgan sul palco dell’Ariston. E poi ci ha tenuto a rimarcare che quest’ultimo avrebbe agito solo ed esclusivamente per sé stesso e per i suoi interessi, quindi – rifacendosi all’iconica frase “ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro” – ha voluto precisare che no, non ha proprio nulla per cui ringraziarlo.

L’ultimo pezzo del suo (ennesimo) exploit deve essere riportato pedissequamente, perché non può essere riassunto in modo esaustivo: ci sentiamo costretti a riportare le sue esatte parole. Eccole: “Non ti ca*a nessuno nemmeno in televisione, però fai il comico, un po’ il giornalista per Rolling Stone, un po’ di programmini del c***o che nessuno calcola. Sai cosa puoi fare? Prendi te, quell’altro fenomeno da baraccone, come si chiama, Melozzi, Merluzzi, e fate un bello spettacolino al circo e siete tutti contenti, fate il ring e uno risponde coi versi. Mentre tu fai il circo coi tuoi amici buffoni di corte, io finisco il disco. Perché io faccio i dischi e li pubblicano, esistono, non come te che dici che hai fatto gli album, ma dove sono? Le tue canzoni dove sono? Non esistono. Non ti vuole nessuno, non ti vuole una casa discografica, non ti vuole una casa editrice, perché non sai farlo. E vuoi andare a parlare in televisione di musica? Fai solo ridere”. 

Dobbiamo aggiungere altro? Probabilmente no: possiamo affermare a gran voce che Bugo e Morgan non hanno il dono della sintesi.

Anna Gaia Cavallo

Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura. A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista. Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.

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