Ecco le ultime novità per quanto riguarda i buoni pasto: dal 1° luglio, per effetto della normativa legata alla legge di Stabilità 2015, viene aumentata la quota di esenzione fiscale dei buoni pasto, ma solo per quelli elettronici, che passa da 5,29 euro a 7 euro, andando a equipararsi alla media europea. La soglia riguarda il valore esentasse, il che non comporta il passaggio obbligato del cambio del buono. Chi riceve ticket dal valore inferiore continuerà a riceverli: è l’azienda che può decidere di dare buoni da 7 euro, visto che ora sono detraibili per l’intero valore. Il ritocco verso l’alto era atteso dal 1998: a oggi sono oltre 2,5 milioni i dipendenti e liberi professionisti che li utilizzano con un’emissione di circa 500 milioni di buoni l’anno e solo il 15% elettronici. Insieme al nuovo valore dei buoni, la normativa diventa più stringente sui controlli del loro utilizzo: infatti non sarà così più possibile cumularli o usarli per fare la spesa. Vediamo i dettagli.
I buoni pasto sono un servizio offerto dall’azienda che non ha una mensa interna e che in questo modo deduce i costi per la gestione del personale, risparmiando sugli oneri previdenziali, visto che i ticket sono esclusi dal reddito imponibile.
Il risparmio per le aziende
Le aziende avranno così maggiori risparmi in termini fiscali con gli e-ticket da 7 euro, tenendo presente che i buoni con valore superiore non portano ad alcun vantaggio fiscale nella parte eccedente e non è conteggiato come reddito. I ticket elettronici permettono anche un controllo immediato sul loro utilizzo: è questa la vera motivazione della non cumulabilità. In realtà i buoni non sono cumulabili, cedibili, commerciabili e convertibili in denaro da sempre, come è chiaramente indicato sul retro di ogni ticket.
Tracciabilità immediata
Con il cartaceo però, era (ed è) possibile evitare i controlli e quindi le sanzioni; mentre con i buoni pasto elettronici la tracciabilità è immediata ed è più semplice trovare usi impropri dei buoni. Questo vale per tutti gli aspetti che regolano, per legge, l’emissione dei ticket: non devono essere superiori ai giorni realmente lavorati, non possono essere usati fuori dall’orario di lavoro e non sono cedibili o convertibili in denaro (non si può riceve il resto in euro).
Niente più spese oltre i sette euro al giorno
Queste nuove regole costringeranno i negozi e i supermercati a rifiutare l’utilizzo di buoni pasto per cifre superiori ai 7 euro al giorno. Qualora il costo del pasto (o del bene acquistato) fosse superiore al valore del ticket, l’importo residuo andrà infatti saldato in contanti. Al termine dell’operazione l’esercente rilascerà uno scontrino con riportato il saldo aggiornato dei buoni pasto residui. Se con il cartaceo era praticamente impossibile controllare il corretto uso, con la nuova normativa i controlli saranno più semplici e immediati, anche perché è il datore di lavoro che risponde degli illeciti.
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