È finita la luna di miele per Giorgia Meloni e il suo governo? Chissà, intanto i sondaggi, specie quello di Quorum/YouTrend per Sky Tg 24, fotografano una situazione in cui la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, pur rimanendo salda in seconda posizione come politica su cui si ripone più fiducia, lo è un po’ meno, e anche sull’operato dell’esecutivo, gli italiani sembrano avere più giudizi negativi che altro.
Se non bastasse, sui temi, e specialmente sulle politiche che la maggioranza di centrodestra sta cercando di attuare, la flat tax per tutti non sembra un’ottima idea, piace, invece, la scelta di riformare il reddito di cittadinanza, ma non a tutti gli elettori. Sullo stop alle auto inquinanti a partire dal 2035, le persone credono che il governo abbia fatto bene, ma credono anche per quanto riguarda la transizione ecologica si debba fare di più.
Sono state settimane difficili quelle appena trascorse per la premier, Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, di fatto (e ancora) il primo partito, si è dovuta scontrare con le opposizioni per diversi argomenti, uno su tutti la gestione della strage di Cutro, in cui hanno perso la vita, al momento, 87 migranti. L’attenzione, anche ora che la procura di Crotone sta indagando su quello che è effettivamente successo con le operazioni di salvataggio, mai partite, si è spostata sui diritti per le coppie Lgbtqi+, specie quelli di riconoscere i propri figli come tali.
Lo stop in alcuni comuni, poi il no della maggioranza in Parlamento, stanno facendo arretrare l’Italia su un terreno in cui c’è già poco per cui stare sereni. Al di là delle polemiche che sono nate dopo le parole sia del vicepresidente della Camera, il melaniano Fabio Rampelli, e la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, sono altri, però, i temi su cui gli italiani non sono d’accordo con le scelte dell’esecutivo secondo Quorum/YouTrend per Sky TG24.
Indietro del 2% rispetto a una settimana fa, Meloni è ancora seconda per quanto riguarda la fiducia che ripongono i cittadini nei suoi confronti, ma non è che una magra consolazione perché, appunto, il suo operato a Palazzo Chigi piace molto meno rispetto al 13 marzo. E quindi, a fronte del 45% di una settimana fa, oggi i giudizi negativi sono saliti del 4%, mentre sono scesi del 2% quelli positivi, e sono a quota 41%, e anche quelli che non sanno, arrivati al 10%.
Quanto ai temi, sulla riforma fiscale e in particolare sulla scelta di introdurre la tassa piatta per tutti, il 43% degli elettori intervistati dai sondaggisti è contrario, mentre solo il 35% è favorevole (il 22%, invece, non sa rispondere). Nello specifico, a essere più in disaccordo sono i simpatizzanti del Partito democratico, che contribuiscono alla bocciatura con un buon 75% di persone che non la vorrebbe, ma anche gli elettori del terzo polo (il 58%) e quelli del MoVimento 5 stelle la pensano come i dem, mentre dal partito della presidentessa del Consiglio il 67% è d’accordo a fronte, però, di un centrodestra unito che arriva all’80%.
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, che cambierà veste e nome a partire da settembre, il 38% degli elettori di FdI crede che debba essere abolito, contro un 46% di tutti i simpatizzanti delle forze della maggioranza, mentre sul fatto che debba essere riformato escludendo parte dei beneficiari e riducendo l’assegno, il 74% di chi ha sbarrato (o vuole farlo) la casella di Azione e Italia Viva la pensa così, e quindi molti di più rispetto a quelli che hanno votato i partiti del centrodestra. I dem, ma anche i pentastellati, rispettivamente il 33% e il 39%, credono, invece, che la misura che doveva abolire la povertà debba essere rafforzata. Molto meno popolare, e in maniera trasversale, l’idea che rimanga esattamente com’è, che raccoglie qualche consenso in più per gli elettori del Pd e dell’M5s, ma rimane comunque troppo bassa rispetto al resto.
Il 45% degli italiani, ancora, è d’accordo con il governo che ha bocciato la proposta dell’Unione europea di stoppare l’utilizzo delle auto inquinanti, quindi a diesel o benzina, a partire dal 2035, proprio perché il futuro non può essere solo quello dell’elettrico. Dall’analisi partito per partito, sono soprattutto i simpatizzanti del terzo polo che trascinano verso l’alto il numero delle persone che non è d’accordo con il divieto: con il 65% del totale, e il 58% di quelli di Fratelli d’Italia rimangono in un cantuccio gli elettori del Nazareno e in parte anche quelli del centrodestra che sono favorevoli rispettivamente al 61% e al 54%.
Per quanto riguarda la fascia d’età, i giovani dai 18-34 anni si dimostrano più vicini all’Europa (per così dire) che all’esecutivo guidato dalla prima donna di sempre, in Italia, chiaro, mentre gli over 55 vanno nella stessa direzione voluta dal governo. La fascia intermedia è divisa, ma il 48% è comunque più vicina allo stop che alla vendita libera.
I motivi per cui si è favorevoli sono dovuti principalmente, e per il 64%, alla possibilità di ridurre le emissioni di gas inquinanti, ma per il 14% e il 13% una delle motivazioni è quella di una tecnologia arretrata e l’opportunità di rinnovare il parco auto. Ancora, il 9% pensa che sia un volano per nuovi posti di lavoro. Quanto ai contrari, per il 56% anche le auto elettriche inquinano, mentre per il 27% i posti di lavoro persi sarebbero, nei fatti, più di quelli creati. L’11% crede che l’Europa non debba occuparsi del mercato degli Stati membri, ma c’è anche un 6% che pensa che ridurre l’emissioni non sia una priorità.
In generale, poi, per il 48% il governo ha fatto bene a schierarsi contro la proposta, per il 30% invece non lo è stato affatto, e il 22% non ha risposto alla domanda posta da Quorum/YouTrend per Sky TG24.
Accanto al tema delle auto, però, c’è anche quello delle case green, un altro tema su cui il centrodestra è in disaccordo con Bruxelles, gli italiani credono che a pagare i costi delle limitazioni debba essere l’Unione europea (il 53%), il 22% crede che debbano essere le famiglie ma con il supporto delle istituzioni europee, l’8%, invece, crede che debba essere l’Italia ad aiutarli e, infine, a fronte di un 15% che non risponde, c’è un 2% che crede che debbano provvedere solo le famiglie. Sempre sulle direttive sulle “case verdi”, solo il 41% sa che in che classe energetica sia inserita la sua dimora. Sulla transizione ecologica in generale, il 63% degli italiani crede che debba avere una priorità alta per l’esecutivo, mentre il 27% pensa che non sia così fondamentale.
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