L’accordo è stato raggiunto tra Matteo Piantedosi, il ministro per lo Sport, Gravina e il Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo: ecco le nuove misure per la lotta all’antisemitismo nel calcio.
Sulle maglie di calcio niente più numero 88. E’ una delle nuove norme dopo la dichiarazione contro l’antisemitismo firmata dai vertici del governo e della Federazione. Divieto anche per le tifoserie di utilizzare simboli che potrebbero rifarsi al nazismo, insieme a nuove regole per i cori. Una importante novità riguarderà il numero 88, adesso bandito dalle spalle dei calciatori delle varie leghe. Le partite in caso di cori antisemiti verranno interrotte.
Nella giornata di oggi, 27 giugno, è stata sottoscritta la dichiarazioni di intenti al Viminale per contrastare l’antisemitismo nel calcio. Un accordo raggiunto tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, quello dello Sport Andrea Abodi, il coordinatore della lotta contro l’antisemitismo Giuseppe Pecoraro, e il presidente della Federazione Gabriele Gravina.
Tra le novità, dell’accordo firmato dai vertici di governo e Federazione, c’è anche quella del divieto di indossare la maglia numero 88. Lo ha affermato lo stesso Matteo Piantedosi, che ha spiegato come il numero 88 è usato spesso dai gruppi neo nazisti per simbolizzare il saluto a Hitler. “Heil Hitler” dunque, doppia H, che è l’ottavo lettera dell’alfabeto. Un numero non diffusissimo ma comunque presente in Serie A, che già in passato ha alimentato polemiche, per la scelta di alcuni calciatori.
Il nuovo codice etico prevede il divieto per tutte le tifoserie di fare riferimento con bandiere o simboli al naziemo. “Divieto dell’uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo, la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche”. Inoltre il trattato fa riferimento anche alla eventuale sospensione di una partita in caso di episodi di discriminazione razziale. Il ministro ha fatto sapere che sarà valutato positivamente l’atteggiamento delle squadre “proattivo”.
Le gare, qualora l’arbitro dovesse sentire i cori razzisti di stampo antisemita, interromperà la gara, poi avverrà la consueta comunicazione al pubblico sugli spalti tramite lo speaker.
Un problema, quello dell’antisemitismo negli stadi, che ha negli anni colpito il mondo del calcio italiano a causa anche dell’atteggiamento di alcune tifoserie. Negli scorsi anni le società e alcune frange della tifoseria del Bologna e della Lazio, dopo un caso di cori beceri durante una partita, avevano realizzato una maglia con il volto di Anna Frank e la scritta: “Stop antisemitismo nel calcio”.
Il ministro dell’Interno che è arrivato agli accordi con i vertici della FIGC, ha fatto sapere che già da tempo il governo si era impegnato a combattere queste problematiche: “Obiettivo che ci eravamo posti tempo fa. Puntiamo a dissolvere anche il dubbio che nel mondo dello sport ci possa essere qualche resistenza o refrattarietà su questi temi” ha comunicato il ministro, che poi sottolinea come la strada su questo tema sia ancora lunga per estirpare dal calcio radici profonde di malignità e ignoranza. Quest’anno sono stati purtroppo tanti i casi di razzismo anche nei confronti di calciatori neri.
Parla di tappa di un cammino ancora lungo anche Andrea Abodi. Il ministro dello Sport ha fatto sapere, intervenuto in un commento sugli eventi della giornata odierna, che i contenuti sono semplici ed esaustivi – inseriti nella dichiarazione firmata. Ma il prossimo passo sarà quello di passare ai fatti: “La cose più importanti poi sono la responsabilità nei fatti e la bassa frequenza nelle parole”.
Il ministro inoltre parla di messaggio da parte dei presidenti Malagò e Pancalli al mondo del calcio che deve avere un impatto anche con il resto dello sport. Abodi ringrazia Marco Brunelli per aver coinvolto i vertici del governo: “Diciamo grazie alla FIGC per averci coinvolto, fin dall’inizio in questo percorso. Assumiamo un impegno a nome di tutto il calcio, italiano e interanzionale, solenne e che vogliamo assolutamente rispettare. Lo faremo tramite mosse concrete”.
Di numeri 88 nel calcio moderno, dove la numerazione ha ormai sconfinato il classico 1/11, ce ne sono stati tanti. Da Mario Pasalic, croato ex Milan con la 80 adesso all’Atalanta, fino a Marco Borriello della Roma, e ancora Hernanes dalla Lazio all’Intero. Poi Diego Perotti alla Salernitana.
Il primo, noto, fu quello di Gigi Buffon negli anni ’90. Il portiere allora in forza al Parma aveva scelto il numero per riferimento alla NBA. Appassionato di Basket infatti, Buffon avrebbe voluto emulare il doppio 0 (00), non previsto però nel calcio. Ecco perché il campione del mondo scelse l’88 nei suoi primi anni tra il 95 e il 2001, quando comunque indossò anche tante volte la numero 1 consueta.
La scelta ai tempi destò scalpore, provocando la reazione della comunità ebraica. Poi fu lo stesso Buffon a mettere fine alle polemiche, spiegando le sue motivazioni.
Svastiche e cori razzisti non sono mancati purtroppo al Bentegodi negli ultimi anni. Il divieto della numero 88 in questo senso trova le sue motivazioni nel caso Praszelik. Nella stagione 2022/2023 il polacco, in arrivo dal Legia Varsavia, aveva scelto la maglia numero 88. Anche in quel caso la scelta centrocampista – adesso al Cosenza – destò scalpore. Il classe 2000 dovette spiegare che il numero 8 era il suo preferito, già indossato al Legia, e che al Verona era già occupato da Lazovic. Ma più che indignazione, la scelta di Mateus Praszelik scatenò i tifosi di estrema destra della Curva Sud del Verona, che negli anni si sono resi protagonisti di diversi episodi disgustosi. Sui social il ragazzo venne accolto con frasi del tipo “Uno di noi”, fino a “Onore”. Il divieto della numero 88 in questo senso trova le sue motivazioni anche nel caso Praszelik.
Si tratta dei primi provvedimenti, mirati all’antisemitismo, dopo i tanti casi di razzismo che quest’anno hanno falcidiato il mondo dello sport e del calcio nello specifico. Ma il percorso, come hanno sottolineato i vertici del governo, è ancora molto lungo.
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