Una brutta storia che arria dalla Guinea Equatoriale: una calciatrice della nazionale africana è stata infatti obbligata a spogliarsi completamente davanti alla dirigenza della Confederazione Africana gioco Calcio (CAF) per dimostrare di essere una donna. Lei è Genoveva Anonma ed è ben nota per aver segnato la rete decisiva che ha consegnato nelle mani della propria nazionale la Coppa d’Africa femminile del 2008. Tuttavia, proprio durante i festeggiamenti per la più importante vittoria della propria carriera, Genoveva è stata umiliata con una richiesta e soprattutto con modi raccapriccianti. Lo ha raccontato alla BBC.
Ci sono voluti sette anni ma alla fine la verità è uscita: Genoveva Anonma si è presa forza e coraggio e ha raccontato cosa ha dovuto subire poco dopo il triplice fischio della finale della Coppa d’Africa femminile del 2008. Autrice del gol decisivo, è stata raggiunta dai rappresentanti della CAF negli spogliatoi e le è stato richiesto formalmente di dimostare di non essere un uomo. Come? Levandosi tutti i vestiti e non lasciando alcuno spazio a dubbi. La calciatrice lo ha raccontato tra le lacrime durante un’intervista della BBC. Ma la denuncia sembra sia scattata per invidia.
Invidia di chi? Delle sue avversarie soprattutto, che hanno avanzato l’ipotesi che non fosse una donna, troppo forte fisicamente e tecnicamente e dunque poco alla pari. Invece, nemmeno a specificarlo, Genoveva è una persona di sesso femminile e il suo essere così diversa è solo dovuto al talento e a una muscolatura naturalmente più sviluppata. Ripensare a quella sera, per lei, è crudele: al 65′ la gioia immensa di segnare il gol della vittoria nella Coppa del proprio continente davanti al proprio pubblico e meno di un’ora dopo la più grande umiliazione.
Si giocava peraltro nella propria città d’origine e dopo una coppa da assoluta protagonista, tanto da essere anche capocannoniere del torneo. “Mi è stato chiesto di togliermi tutti i vestiti di fronte ai dirigenti della CAF. È stato umiliante, ma col tempo ho dovuto superarlo“. Purtroppo non fu un caso isolato dato che anche nel 2010 si punto il dito contro di lei, da parte della federazione nigeriana, che aveva denunciato anche la presunta truffa – poi smentita – delle sorelle in realtà fratelli Simpore.