Alla sbarra sono 80. E sono tutti imputati per il processo penale relativo al calcio scommesse, fascicolo aperto dalla Procura di Cremona a dicembre del 2010, il cui dibattimento è iniziato oggi. Si va da Signori a Doni, da Sartor a Bressan, da Mauri a Pellissier, da Vitiello a Stellini. Giocatori attualmente in attività, ma anche ex calciatori di livello, capeggiati naturalmente dall’ex Lazio e Bologna Beppe Signori.
Tutto cominciò da una denunciata presentata dalla Cremonese; a giugno i primi arresti per Signori, Bellavista e Micolucci. A dicembre è la volta di Sartor, Carobbio e Doni. Il 7 giugno del 2015 il pm di Cremona deposita le richieste di rinvio a giudizio. Sono 104 in tutto le persone coinvolte, altre 10 in un altro provvedimento. Il 18 febbraio di quest’anno è iniziato il processo a Cremona. Il 16 maggio il gup Balduzzi ha assolto Antonio Conte (il pm aveva chiesto sei mesi) e Angelo Alessio.
Roberto Di Martino, il pm che adesso non ci sarà perché tra pochi giorni va in pensione, ha rilasciato un’intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’: “Sarebbe istruttivo per tutti ascoltare il processo. Sentire i silenzi, le amnesie, le giustificazioni fantasiose, i non ricordo e la varie scuse che ogni volta i calciatori daranno nel dibattimento. Sarebbe istruttivo soprattutto per i tifosi, troppo spesso abbagliati da una fede e sempre pronti a difendere i loro beniamini, anche quando gli investigatori dicono altro. Nonostante le confessioni, nonostante sia stato ampiamente dimostrata l’alterazione di numerose partite in tutte le serie, sono in tanti a vivere con fastidio l’inchiesta che ha scoperchiato un mondo di malaffare e corruzione. Forse avrebbero preferito tenere gli occhi chiusi, far finta di nulla”.
Sull’assoluzione dell’ex tecnico della Juventus Conte, la Procura di Brescia ha fatto ricorso. Di Martino spiega: “Vuol dire che le accuse non erano campate in aria. Ho girato ai colleghi un memoriale: è in buone mani”. Il pm prosegue: “Il calcio in passato mi piaceva. Adesso non più: appena accade un’azione strana, penso subito che dietro possa esserci qualcosa. Ci sono ancora combine, la criminalità mica ha paura degli arresti. Bookmaker sponsor della Nazionale? Non serve un magistrato per dare un giudizio su questa cosa”.
Al tribunale di Cremona, davanti al collegio presieduto dal giudice Maria Stella Leona, sfileranno dunque tutti gli imputati. Di Martino dice ai tifosi: “Seguite il processo, può essere più interessante di una partita”. Tra gli imputati c’è pure Marco Paoloni, l’ex portiere della Cremonese e del Benevento: deve rispondere dell’accusa di adulterazione, pure, perché avrebbe drogato gli ex compagni di squadra lombarda con il ‘Minias’, un sonnifero molto potente, messo nelle borracce nell’intervallo di Cremonese – Paganese, 14 novembre 2010. In pratica, è da qui che è cominciata l’inchiesta.
L’intero sistema sarebbe stato messo in piedi da Tan See Eng, detto Dan, boss asiatico collegato ai ‘bolognesi’, capeggiati a loro volta da Signori, che è accusato pure di riciclaggio di denaro, e da Sartor, insieme al commercialista Daniele Ragoni e al manager Luca Burini. Ma di calcio italiano e match truccati hanno mangiato pure gli ‘zingari’, che avrebbero fatto riferimento all’ex capitano della Lazio Stefano Mauri. Agli atti ci sono più di 400 telefonate fatte all’amico Alessandro Zamperini. Contro di loro si è scagliato il macedone Hirstiyan Ilievski, capo degli zingari, che ha patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione.
Tra le partite truccate dagli zingari c’è Lecce-Lazio: “Per combinare il risultato sono serviti 330 mila euro per i giocatori del Lecce, 60 – 70 mila a Mauri, 30 – 40 mila a Zamperini, ex giocatore che avrebbe fatto da tramite tra il laziale e lo zingaro, 50 mila per Paolo Gervasoni”. A inquinare Serie A e non soltanto, dopo i primi arresti, agli zingari si sarebbero sostituiti gli ungheresi. All’udienza preliminare sono state ammesse molte parti civili: 19, tra cui la Figc, la Lega Pro, l’Associazione italiana calciatori della Lega nazionale professionisti serie B, il Sassuolo, il Novara e l’Atalanta.
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