Più margine di azione al Parlamento nel rapporto tra Stato e Senato. Il ddl Autonomia di Calderoli, promette il ministro “farà proprie alcune proposte emendabile di carattere migliorativo”.
“Il Governo non è certo insensibile alle molteplici questioni poste nel dibattito parlamentare e nelle audizioni e farà proprie alcune proposte emendative di carattere migliorativo dei contenuti del disegno di legge”, così Roberto Calderoli prova a smorzare la lunga scia di polemiche che la sua proposta si è tirata dietro in questi mesi. Una delle bozze più controverse dall’insediamento del nuovo esecutivo, quella presentata dal ministro per gli Affari Regionali, che adesso a detta dello stesso Calderoli si avvierebbe verso una smorzata. Sul tavolo la discussione sui margini (maggiori) del Parlamento nelle intese fra Stato e Regioni sui Lep propositi da Fratelli d’Italia, con 27 emendamenti.
Marcia indietro, rettifica, tentativo di venire incontro alle critiche o fuoco amico (emendamenti FdI). Roberto Calderoli per la sua Autonomia Differenziata, uno dei temi messi sul tavolo tra i patti della maggioranza nelle primordiali fasi di alleanza, sarebbe pronto a fare di tutto. Probabilmente anche a scendere a patto con le questioni poste nel dibattito. Lo ha detto al question time in Senato lo stesso ministro degli Affari Regionali, nella giornata di oggi. Calderoli ha parlato della volontà del governo di cooperare, e di un esecutivo “non certo insensibile alle tante questioni poste nel dibattito parlamentare e nelle audizioni e farà proprie alcune proposte emendative di carattere migliorativo dei contenuti del disegno di legge”.
Il disegno di legge ha ricevuto aspre critiche da parte dell’opposizione (Movimento Cinque Stelle su tutti). Durante gli scorsi mesi, complice la candidatura alle primarie Pd, anche Stefano Bonaccini aveva abbandonato la nave – dopo essere stato in qualità di governatore dell’Emilia-Romagna a favore di alcune questioni riguardanti la sanità presenti nel testo. Anche Forza Italia, con Antonio Tajani, era rimasta perplessa, così gli altri gruppi parlamentari. Insomma, il cavallo di battaglia della Lega ha rischiato di fare una brutta fine. Il ministro, dopo il grande scetticismo ricevuto alla presentazione della bozza, aveva anche minacciato chi si fosse permesso di rivolgersi al ddl con la dicitura di “manovra spacca italia”.
Ma come intende cambiare Calderoli il suo testo per venire incontro, sempre che poi si concretizzi veramente un compromesso? Alcune anticipazioni sono arrivate dalla riunione di stamani della commissione Affari costituzionali. A Palazzo Madama si è esaminato il progetto dell’Autonomia, con gli ambiti di intervento che dovrebbero essere 3: maggiore spazio alle Camere nella partita dei Lep, maggiore coinvolgimento parlamentare negli accordi fra lo Stato e le regioni che intendono chiedere più autonomia, semplificare il macchino percorso presentato nel testo attuale di reversibilità di intese future.
Ma il compromesso, come detto, si punterà ad ottenerlo soprattutto con Fratelli d’Italia. Il partito della premier infatti ha presentato fino a questo momento 27 emendamenti, poi ha comunicato di aver riscontrato grande apertura da parte del leghista alla discussione sul testo.
Giorgia Meloni rimane la prima garante di questa complessa manovra che è destinata probabilmente a lasciare l’amaro in bocca a diverse regioni (soprattutto quelle del Sud). Ma rimane il sogno della Lega portare a compimento il disegno di legge.
A dimostrazione dell’intesa con FdI le Paole di Alberto Balboni. Il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato infatti ha parlato di un Calderoli propenso pare alla riformulazione tecnica del testo, anche se rimangono paletti politica importanti a detta sempre del senatore FdI. Nel suo intervento a La Stampa, Balboni ha sottolineato come uno degli emendamenti si riferisca ai livelli essenziali di prestazione, i Lep, che dovranno essere definiti tramite percorsi del Parlamento, non con atti del governo.
E ancora i meloniani hanno chiesto per l’avvio delle trattative su energia, scuola e trasporto ancora l’autorizzazione delle Camere. Un maggiore portare decisionale del parlamento insomma, per definire le intese tra Stato e Regioni sui Lep e altre questioni fondamentali.
Ma l’apertura di Calderoli su tali temi sembra tutt’altro che scontata. Il parlamento non potrà infatti restringere le materie su cui le regioni richiederanno l’autonomia della gestione. Lo stesso ministro ha fatto presente in aula infatti come: “Non è consentito alla legge ordinaria porre limiti preventivi ai contenuti delle intese, relativi a materie specificatamente indicate nella Costituzione”. Il parlamento se ne dovrà occupare dunque caso per caso “con gli atti di indirizzo prima e il voto finale a maggioranza assoluta poi”.
Restrizioni e muri alle intese erano state anche eventualità proposte dai quattro membri del Comitato per i Lep. Temi trattati nella lettera di dimissioni degli ex ormai membri tra cui l’ex presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, Franco Gallo, l’ex ministro per la Funzione Pubblica Franco Bassanini e l’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno.
Le richieste di Fratelli d’Italia potrebbero essere accolte dal ministro, che in ogni caso andrà ormai per la sua strada senza nemmeno troppi intoppi.
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