Calderoli propone l’abolizione del ballottaggio, tuttavia molti lo contestano perché significherebbe stravolgere una legge.
Se c’è una legge elettorale che ha funzionato sempre è quella dei sindaci nei comuni che hanno più di 15mila cittadini, la quale non è stata mai cambiata in trent’anni di vita. La decisione di Calderoli invece vorrebbe dire stravolgerla del tutto, mentre in questi anni è rimasta sempre uguale nonostante i passaggi di mano e le forzature.
Calderoli vuole abolire il ballottaggio
Ha fatto molto scalpore la decisione del ministro delle Autonomie Roberto Calderoli, contro il ballottaggio. Intervistato dal Corriere della Sera, ha parlato di questo argomento con riferimento al caso di Udine, che ha definito emblematico perché il vincitore ha totalizzato meno voti di quelli del sindaco uscente durante il primo turno.
“i cittadini hanno espresso il loro parere una volta, non si capisce per quale motivo debbano farlo ancora e si devono trovare costretti a tornare ai seggi dopo due settimane”.
Il ministro ha detto che in questo modo non vince chi veramente ha raccolto il consenso maggiore ma chi ha più capacità di mobilitare gli iscritti e i simpatizzanti del proprio partito. Secondo il ministro, il sistema più efficace è quello delle Elezioni Regionali, che solitamente si svolgono su un unico turno e con un premio di maggioranza per chi supera il 40% delle preferenze. Calderoli ha attaccato anche il sistema del voto disgiunto, definendolo senza mezzi termini come una sciocchezza che non ha senso.
In merito a questo aspetto ha detto:
“se il sistema è bipolare non si capisce per quale motivo un primo cittadino può trovarsi a governare con una maggioranza di altro colore”.
La bassa affluenza
Come spesso accade durante ogni elezione, si torna a parlare di bassa affluenza e anche nella lunga intervista Calderoli si è soffermato su questo tema, definendolo il primo problema che riguarda le elezioni.
“Abbiamo una tessera elettorale che vale per 20 votazioni ma il più delle volte la si perde o comunque non c’è interesse nell’andare ad esprimere la prorpia preferenza in seggio. questa indifferenza è molto preoccupante”.
Il ministro ha proposto l’invio da parte dei sindaci di una lettera a casa degli aventi diritto al voto, per invogliarli, coinvolgerli e spronarli facendoli sentire partecipi di un sistema che si basa principalmente sulle loro decisioni.
Poi, rispetto al ripristino delle Province ha detto che c’è la volontà di ritornare all’elezione diretta del presidente, eleggendo i consiglieri su liste provinciali con le preferenze. L’obiettivo è quello di approvare la legge entro la fine dell’anno per indire un turno unico di voto, modifica che nel 2024 si auspica che sia già ufficiale.
Prima della fine dell’intervista, dopo aver toccato diverse tematiche abbastanza importanti, è tornato di nuovo a sottolineare l’aspetto del ballottaggio, ripreso poi anche dal presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga:
“se i partecipanti al primo turno sono superiori a quelli del secondo e la scelta a quest’ultimo viene stravolta da un numero inferiore di elettori, esiste un problema nel rispettare la volontà del popolo”.
Ha detto questo in un incontro con riferimento al tema ballottaggi, anche dopo il risultato alle Elezioni Comunali di Udine, dove precisa che comunque il primo cittadino è degno del ruolo ma il problema bisogna porselo. Il sistema elettorale deve rispecchiare la volontà del popolo nel modo migliore possibile, questo il fulcro che unisce i due esponenti politici e molti altri che la pensano in maniera analoga. Non mancano ovviamente anche polemiche, specialmente dal Pd.