Non è una novità di questa legislatura, i cambi di casacca fanno parte della quotidianità politica italiana. Sono centinaia i Deputati e Senatori che hanno cambiato appartenenza, anche formando gruppi parlamentari ex novo con sigle sconosciute agli elettori, addirittura che non comparivano nemmeno sulla scheda delle elezioni. Ma se le migrazioni in Parlamento sembrano un’ovvietà, c’è chi sta provando a porre un argine al fenomeno dilagante, ad esempio permettendo la formazione di nuovi gruppi solo alle forze politiche che si sono presentate alle elezioni, ovvero a quelli presenti in Parlamento dall’inizio della legislatura.
Una proposta che circola da tempo anche alla Camera rilanciata dal presidente del Senato Pietro Grasso, e che il Comitato della Giunta per il Regolamento del Senato sta provando a fare diventare realtà, soprattutto per ridare un po’ di fiducia nei confronti delle istituzioni agli elettori che l’hanno persa anche per il continuo trasformismo dei politici italiani. Ogni gruppo in Parlamento, infatti, con la nuova legge, dovrà rappresentare un partito, un movimento o una coalizione che si è presentata alle politiche e ha superato lo sbarramento. Si potranno fondere più gruppi tra loro, ma non scindere. In più saranno consentiti solo passaggi individuali da un partito all’altro, oppure al Misto.
Ma chi sono i deputati che hanno cambiato più volte partito? A quali gruppi appartengono? Nel corso di questa XVII Legislatura, i cambi di casacca non hanno risparmiato nessun partito. Openpolis ha reso pubblici i nuovi dati: alla Camera solo quattro gruppi parlamentari su undici (Pd, M5s, Lega e Fratelli d’Italia) sono effettivamente riferibili a liste; al Senato sono tre su dieci (Pd, M5s e Lega).
Politici e Partiti trasformisti
Il Parlamento presenta alcune sigle che non erano presenti nelle liste elettorali votate dai cittadini alle urne. Esempi eclatanti sono:
– GAL Grandi Autonomie e Libertà (capogruppo Mario Ferrara): è nato in Senato nel 2013 da parlamentari uscenti da Grande Sud, Popolari per l’Italia, Lega, Forza Italia, Scelta Civica e M5S.
– AP Alternativa popolare (dal 2017), nata come Nuovo centrodestra nel 2013 per volere di Angelino Alfano in aperta rottura con la rifondazione di Forza Italia di Silvio Berlusconi, dopo l’esperienza del Popolo della Libertà. Sono di AP 2 viceministri, 8 sottosegretari e 3 ministri del governo Gentiloni: il presidente del partito Angelino Alfano (agli Esteri), Beatrice Lorenzin (ministra della Salute) ed Enrico Costa (ministro agli Affari Regionali).
– ALA Alleanza liberalpopolare Autonomie (Denis Verdini) è nato nel 2015 per sostenere le riforme costituzionali del governo Renzi. Oggi il gruppo conta 14 senatori.
– MPD il gruppo di Articolo 1 – Movimento democratici e progressisti (capogruppo Maria Cecilia Guerra), è nato dalla scissione del Pd nel 2017. Oggi conta 16 senatori ‘bersaniani’.
Leggi qui i 204 deputati che hanno cambiato gruppo
In questa Legislatura ci sono stati 297 cambi di casacca alla Camera e 229 del Senato, per un totale record di 526 cambi di partito internamente al Parlamento, con una media di circa 10 cambi di gruppo al mese, un dato due volte superiore a quello della scorsa legislatura, quando i cambi al mese erano in media poco più di 4. In totale il 35,37% del parlamento ha cambiato gruppo almeno una volta.
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Come si legge su OpenPolis, ci sono stati 20 cambi di gruppi solo prima della scorsa pausa estiva, il 50% dei quali ha visto parlamentari entrare – e a volte ritornare – in Forza Italia. Come ha fatto l’onorevole Gianfranco Sammarco, tornato in Forza Italia dopo essere stato in Alternativa popolare.
Ma va notato che il record assoluto di giravolte appartiene al Senatore Luigi Compagna, passato per Misto, Gal, Ap, Gal, Ap, Gal, CoR, Misto, Gal e infine in Federazione della Libertà. Altri politici da record con 4 cambi sono Adriano Zaccagnini (da M5S a Misto, Si-Sel-Pos, Misto e Mdp), Ivan Catalano (da M5S a Misto, Ci, Misto, Ci) e Stefano Quintarelli (da Ci a Ds-Cd, Ci, Misto, Ci). Altro dato interessante riguarda il Movimento 5 Stelle, che è l’unico partito ad aver subito perdite (21) alla Camera e al Senato, senza aver guadagnato nuove entrate.
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