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Cambiamenti climatici: le conseguenze in agricoltura

Tra i molteplici effetti dei cambiamenti climatici che stanno mutando molti aspetti della nostra quotidianità, uno dei più rilevanti riguarda le conseguenze in agricoltura: l’impatto dell’aumento delle temperatura e dell’intensificarsi dei fenomeni estremi come alluvioni e gelate fuori stagione comporta già adesso perdite economiche rilevanti, ma in un futuro nemmeno troppo lontano si potrebbe arrivare addirittura alla scomparsa di varietà territoriali uniche al mondo, proprio per le modifiche sostanziali alla fascia climatica di una determinata zona del pianeta.

In Europa l’allarme è già scattato da tempo e diversi studi di settore specificano come la perdita sarebbe davvero inestimabile, mentre solo una piccola porzione di aree situate a nord potrebbero beneficiare di un effetto favorevole, grazie all’allungamento della stagione di crescita delle piante e ai miglioramenti nelle produzioni agricole in virtù di condizioni climatiche più miti. In attesa di capire se sia possibile intervenire per arginare l’impatto dei mutamenti climatici sull’agricoltura, tali conseguenze possono essere raggruppate in tre macro-aree.

Produzione agricola

Sulla base di alcuni modelli scientifici, come quello di Mendelsohn e Schlesinger, è facile comprendere come la variabile clima incida sulla produzione agricola attraverso l’aumento delle temperature, con un aumento previsto tra 1,5 e 2 gradi centigradi fino al 2050, e l’impatto sulle precipitazioni, sia sotto forma di scarsità che di fenomeni estremi altrimenti note come bombe d’acqua. In parte un tale scenario già sta accadendo sotto i nostri occhi, in Italia come altrove, e il radicalizzarsi del fenomeno comporterà effetti anche sugli andamenti di mercato, nel rapporto tra domanda e offerta, la disponibilità o meno di riserve, e così via.

D’altra parte l’aumento delle emissioni di CO2 viene considerato dagli esperti un fattore che aumenta la produttività agricola, mediante il cosiddetto carbon fertilization, in quanto la cenere derivata dalla combustione delle piante, dovute ad esempio ad incendi, è ricca di nutrimenti, che migliorano la fertilità del terreno. Nonostante ciò, lasciando anche da parte per un attimo le altre problematiche legate all’inquinamento, il calo di produzione agricola mondiale è previsto che si attesterà nel 2080 tra i 190 miliardi di dollari e i 40 miliardi di dollari l’anno, a seconda delle previsioni più o meno catastrofiche.

Catena alimentare

Il secondo aspetto dell’impatto agricolo dei cambiamenti climatici riguarda la sicurezza della catena alimentare, che incide principalmente sulla perdita di una risorsa preziosa e vitale come l’acqua, che potrebbe comportare un aumento esponenziale di malattie e contaminazioni nei prodotti agricoli e alimentari. Molti esperti del settore agronomo sono concordi nel ritenere che sarà necessario rivedere le tecniche d’irrigazione, per evitare sprechi e migliorare l’efficienza nell’uso di un bene che diventerà sempre più raro.

Le conseguenze negative sulla catena alimentare potrebbero inoltre riverberarsi localmente in determinate aree per un possibile, capillare aumento di parassiti, malattie ed erbe infestanti, derivanti da temperature e umidità più elevate.

Sicurezza sociale

Correlata alle prime due aree vi è la sicurezza sociale, su cui potrebbero incidere i cambiamenti climatici in agricoltura, riconducibili a varie criticità riguardanti disponibilità e utilizzo delle risorse naturali, danni derivanti dall’erosione delle città costiere, aumento di conflitti territoriali, fenomeni migratori di massa, tensioni legate all’accesso e al controllo delle risorse energetiche. Venendo alle conclusioni del nostro ragionamento, se è vero che l’agricoltura per sua natura riesce ad adattarsi alle condizioni climatiche, la velocità imposta da tali cambiamenti in atto risulta essere superiore rispetto alle capacità di adattamento dei sistemi agronomi attuali, incapaci al momento di fornire risposte sufficienti agli eventi catastrofici naturali e agli scenari climatici imprevedibili.

Gli esempi non mancano già adesso: anticipi dei periodi di fioritura delle piante, cambiamenti dei cicli naturali delle piante e nel calendario delle attività di coltivazione sono le battaglie stagionali che oramai già da tempo combattono i coltivatori in tutto il mondo. Una lotta contro il tempo è in corso per arginare il fenomeno del cambiamento climatico, e l’agricoltura è in prima linea affinché l’impatto alimentare, sociale, economico e culturale che comporterebbe un tale mutamento irreversibile nella vita di noi tutti, non assuma le proporzioni di un cataclisma.

Giulio Ragni

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