La situazione del pianeta potrebbe essere molto prossima all’essere compromessa in maniera irreversibile. È quanto sostenuto da uno studio pubblicato su Science Advances effettuato dalla Northern Arizona University, la University of Waikato in Nuova Zelanda e dalla Woodwell Climate, organizzazione di ricerca scientifica che studia l’impatto del cambiamento climatico.
Gli esperti, dopo aver analizzato la biosfera per effettuare una previsione sul clima futuro, sostengono che entro il 2050 la Terra non riuscirà più ad assorbire un terzo delle emissioni di carbonio prodotte dall’uomo. Questo avrà conseguenze devastanti sul clima e quindi sulla vita sul pianeta.
Con la fotosintesi, le piante assorbono anidride carbonica trasformandola in ossigeno: un procedimento fondamentale per permettere la sopravvivenza sul pianeta. Ma col progresso industriale e tecnologico, la Terra ha assorbito più carbonio di quanto abbia rilasciato. Il sistema naturale non può reggere ancora a lungo, perciò la mancata trasformazione avrebbe conseguenze gravi sul clima.
L’allarme climatico è costante: sappiamo non poter essere più rimandato l’affronto del problema e l’introduzione di norme e pratiche adeguate.
Gli scienziati che hanno effettuato la ricerca spiegano che ad oggi, meno del 10% della biosfera terrestre sperimenta temperature oltre il massimo fotosintetico, ma, se il tasso di emissioni non calerà, fino al 50% della biosfera potrebbe superare tale soglia entro il 2050.
Le piante reagiscono in base alla temperatura: ogni specie ne ha una ideale in cui agire e reagire. Hanno spiegato che “tutte mostrano un calo della fotosintesi quando il calore diventa eccessivo. I picchi di temperatura tollerabile variano da 18 a 28 °C circa, a seconda della specie considerata“.
Il costante aumento della temperatura della Terra ci sta conducendo vero l’autodistruzione dell’equilibrio e quindi del sistema. Già oggi la situazione è grave, come sottolineano gli studiosi dopo aver scoperto che la temperatura ideale degli ecosistemi è molto più bassa di quanto si possa pensare.
L’appello è quello di rispettare gli Accordi di Parigi e di intervenire subito.
Intanto l’ONU, in occasione del quinto rapporto per il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente sul cambiamento climatico, ha lanciato l’ennesimo allarme.
Il 2020 ha battuto il 2016 per temperatura, con conseguenti disastri naturali, in particolari uragani e incendi. Il pianeta sempre più caldo corrisponde non solo alla distruzione dell’ecosistema ma anche del progetto economico di ripresa post-Covid.
L’ONU stima che ogni anno i paesi perdano a causa dei danni ambientali 70 miliardi di dollari, destinati a oscillare tra i 140 e i 300 entro il 2030 e tra i 280 e i 500 nel 2050. Inoltre, il report parla di processi di conversione ancora troppo lenti nei paesi del primo mondo e di pratiche ancora non ideali da parte di quelli in via di sviluppo, che di contro pagherebbero maggiormente le conseguenze del cambiamento climatico.
La temperatura è previsto aumenti di 3° all’anno entro il 2100: l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, stipulato sei anni fa, di stare sotto i 2° potrebbe non essere più sufficiente.
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