Secondo romanzo della scrittrice Valérie Perrin, Cambiare l’acqua ai fiori esce in Francia nel 2018 e vince il Prix Maison de la Presse perché è “un romanzo sensibile, un libro che vi porta dalle lacrime alle risate con personaggi divertenti e commoventi”.
E divertente e commovente la storia della protagonista, Violette Toussaint, lo è davvero.
In Italia il romanzo esce nel settembre del 2019, edito da E/O, ma non suscita molto clamore. Nessuna campagna pubblicitaria imponente, nessuna sponsorizzazione da parte di qualche lettore “famoso”.
Eppure, a distanza di un anno dalla pubblicazione in Italia, l’opera balza in vetta alle classifiche dei libri più venduti.
Le ragioni del successo tardivo vanno sicuramente rintracciate nel particolare momento vissuto dal Paese: il lockdown ha imposto una battuta d’arresto alle nuove uscite e i librai hanno avuto modo di valorizzare i titoli già in catalogo.
Bisogna poi aggiungere la facilità con cui il lettore riesce ad immedesimarsi se non in tutte le vicende personali della protagonista, sicuramente nei vari stati d’animo che l’autrice descrive con cura: amore, odio, amicizia, rancore.
E Violette, la donna con i capelli raccolti che si aggira nel cimitero cambiando l’acqua ai fiori e pulendo le lapidi, diventa così una persona reale.
Violette Toussaint è un personaggio delicato, destinato a rimanere a lungo nei pensieri del lettore.
Guardiana di un cimitero, vive attraversando continuamente il confine tra la vita e la morte, tra i colori del lutto e quelli della natura, tra il passato e il presente.
Ho due guardaroba, uno lo chiamo “inverno” e l’altro “estate”, ma non c’entrano le stagioni, c’entrano le circostanze. L’armadio inverno contiene solo vestiti classici e scuri destinati agli altri, l’armadio estate solo vestiti chiari e colorati destinati a me stessa. Indosso l’estate sotto l’inverno, e quando sono sola mi tolgo l’inverno.
La vita non è stata gentile con Violette e se è vero quello che si legge in apertura:
Un solo essere ci manca, e tutto è spopolato.
La protagonista di Cambiare l’acqua ai fiori racconta un’altra storia, quella del progressivo “ripopolamento” dell’esistenza, dell’amore che torna nonostante il dolore e dell’ironia con cui si può sorridere di tutto, anche della morte, magari travestendosi da fantasma e spaventando i ragazzini che di notte si avventurano nel cimitero.
Cambiare l’acqua ai fiori racconta diverse storie che si incrociano tra passato e presente, piani temporali sostenuti da una scrittura piacevole che alterna vivide descrizioni a colpi di scena, quasi a voler sottolineare come nulla vada dato per scontato e ogni persona nasconda dentro di sé un mistero.
Comune denominatore delle varie vicende narrate è l’amore, ma questo non è un romanzo d’amore.
Piuttosto un romanzo sull’amore, su un legame che nemmeno la morte può spezzare e che continua a tenere insieme genitori e figli, mogli e mariti, amanti, amici.
Sullo sfondo l’amore per la natura, che insegna come nulla in realtà muoia davvero, che all’inverno subentra sempre la primavera, e che la pazienza è la virtù fondamentale grazie alla quale si può sopravvivere.
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