La morte di Carlo Azeglio Ciampi ha risollevato vecchie questioni legate all’euro, al cambio con la lira e al generale impoverimento degli italiani dal 1° gennaio 2002, data in cui entrò ufficialmente in vigore la moneta unica nel nostro paese. Invece di ricordare l’operato dell’ex Presidente della Repubblica, per anni (cioè dopo l’elezione di Giorgio Napolitano, nel frattempo diventato “Re Giorgio”) definito come “il più amato con Sandro Pertini“, nel giorno della sua scomparsa i social si sono riempiti di critiche pesantissime, a volte al limite dell’insulto, per il ruolo che Ciampi ebbe nel portare l’Italia nell’euro. Era da poco arrivata la notizia della morte che Matteo Salvini lo definiva “un traditore degli italiani” proprio perché padre dell’euro. Su Twitter in tanti si scagliano contro Ciampi, incolpandolo del cambio euro-lira che ha portato al raddoppio dei prezzi: è stata davvero colpa sua? Come sono andate davvero le cose?
Che Carlo Azeglio Ciampi sia il padre dell’euro ci sono pochi dubbi. È stato lui, a capo della Banca d’Italia prima, come presidente del Consiglio e ministro del Tesoro sotto il governo Prodi e D’Alema poi, a sistemare i conti italiani in modo da poter rispettare il trattato di Maastricht. Sotto la sua guida, il nostro paese ebbe una stabilità economica che ci permise di far parte della zona euro fin dalla sua fondazione. Come molti ricordano in queste ore, si arrivò al risultato non senza grandi sacrifici e grazie a una politica di privatizzazione che mise sul mercato le grandi aziende statali da Telecom a Enel.
Il suo lavoro costante sui conti diede i risultati sperati: il deficit italiano nel 1996 era al 7,5%, mentre i parametri euro prevedevano il 3%. L’anno successivo, quando l’Italia fu accettata nella zona euro, era del 2,7%. A questo si aggiunse la capacità di dimostrare all’Europa che i conti italiani non erano truccati, che i risultati ottenuti erano reali e che il nostro paese meritava di esserci perché ne aveva le capacità.
LA QUESTIONE DEL CAMBIO LIRA-EURO: Come abbiamo visto, Ciampi fu l’artefice economico e tecnico dell’ingresso nell’euro, mentre Romano Prodi ne fu il padre politico. Uno degli argomenti che ora si sta usando per attaccare la sua memoria è che fu lui a stabilire il cambio 1 euro =1936,27 lire, portando al raddoppio dei prezzi nell’arco di pochi mesi dall’entrata in vigore della moneta unica. In realtà non fu né lui né Prodi a stabilire il valore del cambio ma il mercato in concomitanza con le regole del trattato di Maastricht.
Come ricordano molti professori e studiosi di economia, l’euro non è nato dal nulla ma dallo SME, il Sistema Monetario Europeo, siglato nel 1979: l’accordo prevedeva di mantenere una parità di cambio fissata entro una fluttuazione del 2,5%, tenendo come unità di misura l’ECU, un’unità di conto europea o, in termini tecnici, una “moneta scritturale”.
Per ottenere il valore dell’ECU si faceva una media ponderata dei valori delle monete europee, in rapporto all’importanza economica del paese in una sorta di “paniere comune”. Il rapporto tra le monete non è inventato da singole persone ma è dato da una serie di dati economici a partire dalla forza dell’economia reale.
La lira aveva già un suo valore ECU rispetto, per esempio, al marco tedesco. Per di più, il trattato di Maastricht obbligava i paesi aderenti a non svalutare la moneta nazionale rispetto all’ECU per almeno due anni prima dell’ingresso nella zona euro con il termine massimo fissato al 1° gennaio 1999. L’Italia doveva quindi muoversi sul dato del 1997 quando il cambio ECU-lira, dopo la svalutazione del 1992, era a 1929,66, oscillando dello 0.3% fino al dato ultimo di 1936,27 lire = 1 euro. Ciampi (o chi per lui) non è mai stato responsabile del valore del cambio.
I MANCATI CONTROLLI: All’ex Capo dello Stato viene attribuita anche la colpa di non aver effettuato i controllo per evitare il raddoppio dei prezzi nel passaggio euro-lira. A dire la verità, Ciampi ideò due sistemi di controllo per evitare aumenti “furbetti”: la scelta di indicare il prezzo sia in lire che in euro per sei mesi prima dell’addio definitivo alla vecchia monete e l’istituzione di commissioni provinciali di controllo. A ricordarlo nel corso di questi anni è stato proprio Prodi a cui la voce popolare dà la colpa degli aumenti, collegando la sua presidenza all’arrivo dell’euro.
In realtà, l’Italia lasciò la lira ed entrò nell’euro sotto il governo Berlusconi II (11 giugno 2001- 23 aprile 2005): fu l’ex Cavaliere e l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti ad avere il controllo delle finanze italiane. “Chi doveva controllare l’aumento dei prezzi non lo ha fatto“, ha tuonato in più occasioni l’ex premier riferendosi al suo avversario politico. Spettava dunque al governo di centro-destra, in cui c’era anche la Lega Nord (quella del No euro, per capirci), far partire i controlli del caso. A ciò si aggiunge che la crescita economica italiana è sempre stata bassa: mentre l’Europa correva, noi zoppicavamo. Il risultato? Con la Grecia (che aveva ben altri problemi), l’Italia è stato l’unico paese a registrare aumenti dei prezzi così alti.
IN CONCLUSIONE: Come abbiamo visto, Ciampi è a tutti gli effetti il padre dell’euro, ma dire che è stato lui l’artefice del cambio e dei problemi a esso connesso non corrisponde al vero. Si può essere o meno d’accordo sull’utilità dell’euro,meno sul chi ha fatto cosa.
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