Cambogia: bambina di 11 anni è morta. La piccola si era ammalata di influenza aviaria. Si tratta del primo decesso dal 2014.
Una ragazzina di undici anni è morta dopo aver contratto l’influenza aviaria, come hanno reso noto le autorità sanitarie della Cambogia. Questo rappresenta il primo decesso dal 2014 legato a questa malattia trasmessa dai volatili e che si trasmette raramente all’uomo.
Nuovo caso di influenza aviaria in Cambogia dal 2014. È deceduta una bambina di 11 anni che ha contratto la malattia. La piccola, residente nella provincia di Prey Veng (sud-est del Paese), si è ammalata il 16 febbraio.
Fin da subito, ha mostrato diversi sintomi tipici dell’aviaria: febbre, tosse e secchezza alla gola, come riferito mercoledì dall’agenzia governativa di monitoraggio della salute (CDCD).
È, poi, deceduta in un ospedale pediatrico della capitale Phnom Penh, secondo una fonte ufficiale, che non precisa il giorno. Era “positiva all’H5N1“, un ceppo di influenza aviaria che è altamente contagioso negli uccelli, ha scoperto il CDCD.
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha chiesto vigilanza, all’inizio di febbraio, di fronte al rischio di trasmissione dell’influenza aviaria ai mammiferi, dopo i casi rilevati in volpi, lontre o leoni marini. Gli esempi di esseri umani infetti rimangono rari, però, con 868 casi confermati di H5N1 negli ultimi vent’anni, per 457 morti, secondo le stime dell’OMS.
In Cambogia, secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite, non sono stati registrati casi nell’uomo tra il 2015 e il 2022, rispetto ai 30 decessi tra il 2010 e il 2014. L’influenza aviaria può essere trasmessa in caso di contatto con gli uccelli.
Dalla fine del 2021, l’Europa è alle prese con la sua peggiore influenza aviaria epizootica, che sta circolando anche nel continente americano. Ciò ha portato all’abbattimento di decine di milioni di capi di pollame domestico in tutto il mondo, molti dei quali portatori del ceppo H5N1.
La sintomatologia dell’influenza aviaria può essere limitata a quella di una comune influenza se l’invasione da parte dei virus è confinata all’albero bronchiale.
Il virus influenzale entra nell’organismo per inalazione e si moltiplica immediatamente nell’albero respiratorio ciliato che va dal naso ai bronchioli. Il contagio non va oltre, nelle solite forme.
Il virus non si moltiplica nella cellula. La moltiplicazione virale rimane – quindi – localizzata alla porta d’ingresso dell’organismo. Di qui la breve incubazione (da 1 a 3 giorni) e i problemi respiratori.
Questa moltiplicazione locale porta alla necrosi dell’epitelio respiratorio ciliato, quindi lesioni intense ma reversibili.
Questa necrosi è accompagnata da ipersecrezione di muco bronchiale. La necrosi spiega la tosse e gli intensi segni generali. È normale che la necrosi tissutale dia origine alla febbre. Inoltre le proteine virali di per sé sono pirogene.
Il paziente inizia a tremare e ad avere febbre a 39-40°C e si presenta molto astenico. Inizia a lamentare mal di testa, dolori muscolari e articolari, che sono in realtà il risultato di una sindrome infiammatoria particolarmente grave.
È l’intensità dei segni, che guida generalmente la diagnosi dell’influenza. Nel caso dell’influenza aviaria H5N1, nell’uomo sono stati osservati necrosi intensa ed estesa dell’epitelio bronchiale ed edema polmonare lesionale che porta a insufficienza respiratoria acuta che compare pochi giorni dopo l’insorgenza dell’influenza.
Inoltre, nei soggetti deceduti è stata osservata insufficienza multiorgano perché il virus si è poi dimostrato capace di invadere organi diversi dalle cellule dei bronchi (fegato, cuore, rene, cervello, ecc.).
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