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Pasquale Scotti, uno dei killer più pericolosi della camorra, è stato estradato dal Brasile ed è tornato in Italia per essere arrestato. L’ex braccio destro del boss Raffaele Cutolo rimette piede sul suolo italico dopo tanti anni, ma con le manette ai polsi. La sua trentennale latitanza era finita nel maggio 2015 in Brasile. Grazie agli accordi di estradizione tra l’Italia e il paese sudamericano, è tornato in patria per scontare una condanna a 30 anni per omicidio volontario e concorso in omicidio volontario. Potrebbe ora collaborare con la giustizia e rivelare verità scottanti su importanti casi italiani avvolti ancora nel mistero.
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Scotti, 56 anni, è considerato uno degli esponenti più pericolosi della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. “Pasqualino ‘o collier” (chiamato così dopo aver regalato un collier alla moglie del boss), è stato a lungo il suo braccio armato e ha avuto un ruolo importante nella trattativa per la liberazione dell’assessore della DC Ciro Cirillo, sequestrato dalle Brigate Rosse nel 1981. Fu arrestato nel 1983 con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di una ballerina e per numerosi crimini come omicidi, estorsioni, riciclaggio, controllo dello spaccio di droga. Decise di collaborare ma probabilmente si trattava di un bluff. Ricoverato nell’ospedale di Caserta nella notte del Natale del 1984 per una ferita alla mano, evase.
La latitanza e l’arresto in Brasile
Iniziò così la lunga latitanza di 31 anni. Nel 1990 le ricerche si sono allargate in tutto il mondo e Scotti è entrato nella lista dei latitanti più pericolosi d’Italia. Fino al maggio 2015, quando è stato arrestato a Recife, in Brasile, dove viveva con una nuova famiglia e una nuova identità. Era infatti diventato Francisco De Castro Visconti, imprenditore di successo. La certezza che si trattasse di lui (il dubbio dopo trent’anni era lecito) è arrivato dalle impronte digitali lasciate ingenuamente sulla carta d’identità in sede di rinnovo: dopo due settimane è stato fermato in una panetteria.
L’Italia, forte del Trattato bilaterale in materia di estradizione del 1989, ha avviato le pratiche. Il 10 marzo il camorrista è arrivato a Roma Fiumicino su un volo Alitalia. La destinazione è il carcere di Rebibbia, dove sconterà 30 anni di reclusione, comprensiva del periodo di detenzione in Sudamerica. A meno che non decida di collaborare, come anticipato in carcere in Brasile. Le sue rivelazioni potrebbero svelare diversi altarini su misteri italiani. La protezione che gli spetterebbe se decidesse di pentirsi lo metterebbe al sicuro dalla vendetta della camorra che lo vorrebbe morto.
I misteri attorno a Pasquale Scotti
Come riporta il Fatto Quotidiano, a un giornalista brasiliano Scotti avrebbe confessato di essere evaso di prigione grazie a carabinieri: “La mia rocambolesca fuga la notte di Natale del 1984 dall’ospedale civile di Caserta dove ero ricoverato in stato di detenzione era stata concordata. C’era un piano preciso per farmi evadere. Non è casuale se dal Nord Italia ritornai a Caserta. La mia custodia in ospedale dalla polizia passò ai carabinieri. I militari dell’Arma alla vigilia di Natale mi lasciarono la serratura della cella aperta. Un’auto mi prelevò fuori l’ospedale. Con me c’erano due uomini e un altro era alla guida. La fuga sembrava cosa fatta. Invece durante il tragitto, inaspettatamente una ignara pattuglia della polizia municipale ci fermò per un casuale controllo. Ebbi paura, pensai a una trappola, a qualcuno che mi volesse uccidere. Approfittando del trambusto, scappai facendo perdere le mie tracce”.
Si tratta di uno dei tanti misteri che ruotano su questo killer della camorra. Se aprisse bocca potrebbe svelare verità scottanti sugli omicidi degli anni di piombo come quello di Aldo Moro. O confermare le teorie secondo cui, oltre a essere stato aiutato a fuggire (come lui stesso ha ammesso), è stato protetto dai servizi segreti italiani e brasiliani durante la latitanza. E, se fosse confermato, perché?