Cancro: quali cure alternative? Queste ultime possono essere considerate valide? Ultimamente un caso sta facendo molto discutere e torna alla ribalta il dibattito tra le scelte fatte dai pazienti per combattere la malattia, per gestire i sintomi e affrontare anche gli eventuali effetti collaterali delle terapie antitumorali. La medicina tradizionale afferma che le terapie complementari non dovrebbero mai sostituire la terapia considerata convenzionale. Eppure oggi non possono essere considerati pochi gli ammalati che scelgono di curare un tumore con gli integratori erboristici, con l’agopuntura, con lo yoga o con i massaggi.
Le cure alternative
Le cure alternative contro il cancro possono essere considerate come un insieme di metodi e di procedure che vanno al di là della medicina convenzionale. Prende sempre più piede anche la medicina integrativa, che unisce le terapie convenzionali a quelle alternative. Vari studi hanno rivelato che i pazienti ammalati di tumore che ricorrono alle terapie alternative non hanno come obiettivo quello di guarire completamente, ma semplicemente la possibilità di alleviare il dolore o di migliorare le proprie difese immunitarie.
Dai pazienti oncologici vengono usati soprattutto gli integratori erboristici, come quelli usati per esempio dalla medicina ayurvedica e dalla medicina tradizionale cinese. Tuttavia ci sono poche prove scientifiche sull’efficacia di questi prodotti a livello terapeutico. Non si sa nemmeno se l’uso di integratori di vitamine o di sali minerali possa rivelarsi vantaggioso o addirittura dannoso per chi è ammalato.
Alcuni studi hanno messo in evidenza che l’assunzione di antiossidanti potrebbe dare benefici, ma non ci sono ancora prove a sufficienza. Alcune ricerche addirittura suggeriscono che gli integratori di antiossidanti potrebbero far diminuire l’efficacia della chemioterapia e della radioterapia. Poche prove a favore anche dell’uso dell’agopuntura per il controllo del dolore e degli effetti provocati dalla chemioterapia.
Anche altre terapie alternative, come l’ipnosi, la meditazione o lo yoga, non trovano pieno accoglimento da parte degli esperti della medicina convenzionale. In ogni caso le terapie alternative non devono diventare una scusa per rinviare un colloquio o una visita col medico e non possono determinare una sostituzione delle cure dettate dalla medicina convenzionale occidentale. E’ intensa la discussione sulla valutazione di un rapporto rischio-benefici del ricorso alle terapie, di cui non si conoscono bene, a livello scientifico, gli effetti.
I casi più eclatanti
Una donna di 34 anni, a Rimini, che quattro anni fa era stata operata al seno per un tumore, ha rifiutato la chemioterapia e ha preferito ricorrere, per la cura, ad impacchi di ricotta e decotti di ortica. Il chirurgo che l’aveva operata precedentemente ha fatto vari tentativi per convincerla, ma tutto è stato vano. La donna aveva scelto di seguire il cosiddetto metodo Hamer, elaborato dall’ex medico tedesco radiato dall’ordine proprio per le sue teorie relative alla medicina alternativa. Un metodo che si è dimostrato completamente inefficace e che non avrebbe consentito alla paziente di guarire. Quest’ultima, infatti, è morta.
Un altro caso recente è quello di una giovane studentessa padovana di 18 anni, Eleonora Bottaro, che è morta a causa di una leucemia. Anche questa ragazza aveva scelto di rifiutare la chemioterapia, affidandosi a delle cure alternative a base di cortisone. La ragazza risiedeva a Bagnoli e frequentava l’istituto agrario. I genitori avevano rifiutato le cure proposte dai medici e avevano firmato le dimissioni della figlia dall’ospedale (all’epoca la ragazza era minorenne). Il caso era stato segnalato anche al tribunale dei minori, che aveva stabilito la decadenza della patria potestà genitoriale e aveva affidato la giovane alla tutela di un medico. Sia la ragazza che la famiglia si sono opposti alla decisione dei giudici e hanno intrapreso una cura che prevedeva anche l’assunzione di dosi di vitamina C.
Qualche tempo fa si è parlato a lungo anche di un’adolescente del Connecticut malata di cancro, che ha rifiutato di sottoporsi alla chemioterapia, perché preoccupata per i rischi per la qualità della vita legati agli effetti collaterali della cura. Dopo le ultime sedute di chemioterapia è scappata di casa, rifiutandosi di continuare il trattamento.
Una questione di diritti
Nella nostra società esiste la libertà di cura, la possibilità per ciascuno di noi di essere libero di accettare o di rifiutare una terapia proposta per una malattia. Questo principio si basa sul concetto che ognuno di noi può essere considerato il padrone del proprio corpo. Un discorso molto delicato e molto complesso da affrontare, specialmente se lo colleghiamo con la questione dell’accanimento terapeutico: anche in fin di vita, a causa di malattie particolarmente gravi, ciascuno di noi dovrebbe essere libero di poter lasciar andare il decorso naturale della propria esistenza, senza che le terapie si accaniscano nei confronti del corpo.
Quello della libertà di cura è un diritto, che va affermato e conquistato soprattutto con l’informazione e con la consapevolezza e che ha come principali nemici da combattere le truffe e le speculazioni che a volte ci possono essere dietro al dolore e alla disperazione. Per molti versi la libertà di cura non è garantita in tutto e per tutto nel nostro Paese, che rifiuta a piene mani l’eutanasia, l’opportunità che i pazienti possano decidere di lasciare che le loro cellule facciano il loro decorso naturale. E’ sempre una questione di diritti, stando attenti, però, a non fare come i ciarlatani, che tendono a confondere la libertà di cura con il diritto alla cura.