Anche gli italiani sono capaci di eroiche imprese finanziarie. E’ un italiano, l’artefice della vendita record dell’azienda creatrice di Candy Crush: Riccardo Zacconi, 48 anni, co-fondatore e amministratore delegato di King Digital, la società che ha dato vita all’app più amata di tutti i tempi, è stato capace di venderla per una cifra da capogiro, ben 6 miliardi di dollari.
E’ la compagnia californiana dell’Activision Blizzard, famosa per la produzione di videogiochi dal calibro di Call of Duty, ad aver acquistato la società di Zacconi.
‘Sono soddisfatto. E’ stata un’operazione bella e giusta. Per gli investitori, per la mia azienda, per il mio team’, ha dichiarato al Sole24Ore.
‘Conosco Activision da tempo, ma abbiamo iniziato a studiare il deal, che si concluderà nella prossima primavera, solo in questi ultimi mesi’.
Il vero e proprio passaggio di proprietà avverrà infatti, nella primavera del 2016: la King Digital dovrebbe mantenere comunque un certo margine di indipendenza da Activision Blizzard, sempre con Riccardo Zacconi nel ruolo di a.d.
King Digital è nata nel lontano 2003, ad Albione, tuttavia ha raggiunto l’apice del successo nel 2012, con la nascita di Candy Crush, l’app game che ha fatto letteralmente impazzire milioni di persone. E in un attimo la società di Zucconi si è piazzata al terzo posto tra le più grandi case produttrici di videogame per smartphone.
Attualmente l’azienda conta 1600 dipendenti e lo scorso anno è stata persino quotata a Wall Street per un valore di 7 miliardi e mezzo di dollari.
Grazie a tutti questi incredibili risultati, Zucconi, nel 2013 è stato inserito dal Guardian, tra le cento personalità più potenti del mondo nei media.
A questo punto, Zucconi ha un altro obiettivo da raggiungere: tornare in Italia.
E a riguardo, si è dimostrato molto fiducioso, è convinto che si possano fare grandi cose anche nel Bel Paese: ‘C’è un gruppetto di grandi manager italiani nel mondo digitale. Sarebbe bello sentirci, unire le forze, fare qualcosa per il nostro meraviglioso Paese’, ha raccontato durante un’intervista a Repubblica.
Perché non credere a uno che ha saputo vendere caramelle (pure virtuali) al prezzo dei diamanti?