Ci siamo occupati più volte su questi lidi dei cani macellati in Cina, una pratica purtroppo ancora vigente nonostante le proteste internazionali contro questa abitudine alimentare, che fa milioni di vittime tra gli animali ogni anno. La presa di coscienza contro la macellazione dei cani sta contagiando anche buona parte dell’opinione pubblica cinese, e si moltiplicano le vicende esemplari di persone che decidono di compiere gesti eclatanti: la più recente di esse riguarda Wang Yan, imprenditore di 29 anni del settore siderurgico, il quale ha deciso di convertire un ex mattatoio in un rifugio per salvare i cani randagi dal loro triste destino.
Tutto inizia tre anni fa, quando Wang Yan smarrisce il suo cane: dopo averlo cercato ovunque, lo assale un atroce dubbio, e decide di recarsi presso il macello della propria città, Changchun, nord-est del Paese. Nemmeno lì trova il suo fedele amico, in compenso saggia con i propri occhi tutto l’orrore di questi luoghi, con i cani presi a bastonate e poi sgozzati con un grosso coltello, e lasciati lì a morire prima di venire spellati, bolliti, tagliati e infine messi in vendita per essere mangiati da qualcuno. In Cina, come in molti Paesi del sud-est asiatico, mangiare carne di cane appartiene ad un’antica tradizione legata a credenze popolari di salute e fertilità, ma quello che davvero ha sconvolto l’imprenditore è stata la testimonianza del crudele trattamento riservato a questi animali, che invece da noi sono considerati esclusivamente di compagnia, massacrati senza troppi complimenti prima di diventare cibo per la popolazione.
E così, mentre le autorità di Pechino promuovono nuove fabbriche di animali clonati destinati ad essere macellati, Wang Yan ha deciso di utilizzare il suo intero patrimonio, stimato in diversi milioni di yuan, per acquistare una fabbrica in disuso, che un tempo fu proprio un mattatoio, per convertirlo in un rifugio per cani randagi. Il ‘Changchun Animal Rescue Base’ ha aperto i battenti nel 2012, e fino ad oggi è riuscito a salvare oltre duemila cani dalla macellazione: per questa vera e propria missione l’imprenditore ha dilapidato la sua intera fortuna, ed ora si ritrova pieno di debiti pur di mantenere il rifugio e acquistare cibo e medicine per i 215 cani che attualmente sono ospitati, grazie all’impegno e la dedizione dei volontari che li hanno salvati dai macelli. Ma Wang Yan non è affatto pentito: ‘Non accetto donazioni in denaro, mi affido al buon cuore delle persone che vogliono recare cibo e rifornimenti per le cure mediche‘. Dal dolore per la scomparsa del suo amico a quattro zampe, passando per la scoperta dell’orrore dei mattatoi, è nata una speranza di salvezza per migliaia di cani in Cina: tutto merito del buon cuore e della generosità di un uomo che non si sente affatto un Don Chisciotte, e chissà che il suo esempio non faccia aprire gli occhi a tanti altri suoi connazionali.
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