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Scuoiati ancora vivi, dopo essere stati storditi con scariche elettriche. È quanto accade ai cani-procione in Cina, negli allevamenti visitati dai volontari di Animal Equality, l’associazione che da tempo denuncia le atrocità commesse sugli animali in tutto il mondo. Già lo scorso anno gli attivisti denunciarono le atrocità nei macelli del Paese asiatico, ora rivolgono la loro attenzione in particolare a questi buffi animali, l’unica specie vivente del genere Nyctereutes.
Spesso confusi con i procioni ed i tassi, i cani-procione hanno in realtà come parenti più prossimi le volpi: sono creature timide e tendenzialmente inoffensive, poco aggressive per indole, originarie del Giappone, dove i tanuki, così come li chiamano nel Sol Levante, sono considerati esseri soprannaturali. Il trattamento disumano è stato documentato al solito con perizia dagli attivisti di Animal Equality, immagini cruente e sconsigliate ad un pubblico impressionabile: i cani-procione vengono prima infilzati con due barre metalliche, uno nella bocca ed un’altra nell’ano, collegate a una batteria per automobili, e paralizzati con scariche elettriche. Infine vengono scuoiati ancora vivi, allo scopo di mantenere il pelo più intatto possibile, pelo che poi andrà a finire nei vestiti e i giacconi dei mercati di mezzo mondo, Italia compresa. L’obiettivo dichiarato è quello di lanciare una campagna di sensibilizzazione verso chi acquista queste pellicce molto di moda, e boicottare l’acquisto dei prodotti, come spiega anche Matteo Cupi, presidente di Animal Equality, al Corriere della Sera: ‘Queste pellicce vengono mandate nei Paesi di tutto il mondo. Si possono trovare sui capi disponibili in tantissimi negozi d’abbigliamento. Le persone non sono nemmeno a conoscenza che parte di questi vestiti sono fatti con cani procioni‘.
Gli attivisti di Animal Equality hanno trascorso tre settimane osservando come i cani procioni e le volpi vengono trattati negli allevamenti cinesi, presentandosi come possibili acquirenti e filmando così ogni passaggio della lavorazione. Gli animali sono ammassati in gabbie piccolissime, dove riescono a malapena a muoversi, gli esemplari feriti sono lasciati morire tra mille sofferenze, e la crudeltà mentale è tale che ad un certo punto alcuni impazziscono e cominciano a divorare i propri simili. I dirigenti di Animal Equality sostengono che ‘sono molte le aziende che commercializzano anche in Italia capi di abbigliamento aventi inseriti realizzati con queste pellicce provenienti dalla Cina. Leggendo le etichette è però difficile capirlo. Anche se i cani procione sono canidi, le normative prevedono di poterli etichettare come ‘procione asiatico’, ‘procione’ o ‘murmasky’ che di fatto non corrispondono neanche a esatti nomi scientifici, senza necessariamente specificarne la provenienza, per cui i consumatori sono generalmente ignari del fatto che stanno acquistando pelliccia di canidi‘. Secondo i dati diffusi da Animal Equality, sono circa un milione e mezzo i cani-procione e le volpi uccise in Cina ogni anno per alimentare l’industria della pelliccia, soprattutto nella regione di Shandong. Oltre alla campagna di sensibilizzazione, è pronta anche una petizione agli organismi internazionale per salvare i tanuki dal loro triste destino.
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