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La plastica ha ucciso un capodoglio lo scorso febbraio, spiaggiato a Capo Palos, sul Mediterraneo, nel territorio spagnolo del comune di Cartagena in Murcia. Nella pancia del capodoglio maschio, lungo 10 metri, sono stati ritrovati ben 29 chilogrammi di rifiuti di plastica: buste, corde, boe, addirittura un bidone. La notizia dei dettagli dell’autopsia sull’animale diffusa dal Centro faunistico di El Valle ha sconvolto tutta la Spagna e non soltanto gli ambientalisti, tanto che il ministero dell’ambiente iberico e le autorità della Murcia hanno dato il via a una campagna di sensibilizzazione contro l’inquinamento marino e delle spiagge.
L’obiettivo della campagna di sensibilizzazione ambientale è non soltanto ripulire concretamente gli arenili dai depositi di immondizia di plastica, ma anche far capire quanto sia importante usare sempre meno i cosiddetti oggetti ‘monouso’ prodotti in plastica, il cui rilascio nell’ambiente è una delle prime cause di inquinamento nel mondo.
L’allarme è grave e il futuro a rischio: la comunità scientifica ha previsto che solo tra qualche anno, ossia nel 2050, il destino degli oceani del nostro pianeta sarà di diventare contenitori di tonnellate di detriti di plastica: ci sarà più immondizia che pesci
I dati odierni, infatti, non sono rassicuranti, sebbene la raccolta differenziata dei rifiuti di plastica generi un suo percorso virtuoso in alcune zone del mondo. Ma non si può non tenere conto, come riportato dai maggiori quotidiani, che in tutta Europa l’inquinamento dovuto alla plastica in mare si aggira tra le 150 e le 500mila tonnellate, mentre anche l’Oceano Pacifico è inquinatissimo, con 80mila tonnellate di plastica che galleggiano, occupando una superficie pari a Francia, Spagna e Germania.
Consuelo Rosauro, direttore generale dell’ambiente nel governo della Murcia non ha dubbi quando sostiene che: “La presenza di plastica nei mari e negli oceani è una delle maggiori minacce alla conservazione della fauna selvatica in tutto il mondo. Molti animali sono intrappolati nella reti o ingeriscono grandi quantità di plastica fino a causare la loro morte come in questo caso”. Che non è l’unico caso, dato che di purtroppo la cronaca è piena di casi di delfini, balene e tartarughe che sono morte per aver ingerito plastiche in mare.
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