Il carabiniere Germano Mancini si era recato nell’isola di Cuba per trascorrere dei giorni felici in vacanza.
Mancini era atterrato a Cuba a Ferragosto con il programma di passare dieci giorni di ferie nell’isola dei Caraibi. Due giorni dopo ha iniziato a sentirsi poco bene fino ad arrivare al tragico epilogo.
Mancini alloggiava in una casa presa in affitto con alcuni amici. Soltanto un paio di giorni dopo avere iniziato le sue vacanze ha iniziato ad avvertire un malessere fisico che è peggiorato in poche ore. Il 18 agosto considerato l’aggravarsi della sua situazione, il carabiniere si è fatto visitare da un medico. Le sue condizioni sono apparse subito gravi e Mancini è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale.
La presenza sul corpo dell’uomo non hanno lasciato dubbi sull’infezione virale da vaiolo delle scimmie. L’uomo è morto a causa delle complicazioni mediche sopravvenute il 21 di agosto. È stata effettuata un’autopsia dall’Istituto di Medicina Legale cubano che ha rivelato una morte causata da una sepsi “dovuta a broncopolmonite con germe indeterminato e danni a più organi”.
Gli esperti sanitari dell’isola hanno disposto l’isolamento delle persone che sono state a stretto contatto con Mancini e sono in attesa le conferme dei test virali per confermare l’infezione da vaiolo delle scimmie. Il carabiniere sarebbe così, il primo italiano deceduto per infezione da vaiolo delle scimmie e il primo caso ufficiale della malattia nell’isola di Cuba.
Il Governo cubano è in stretto contatto con le autorità italiane per cercare di acquisire tutti gli elementi necessari a stabilire con certezza quali sono state le cause della morte di Mancini. Per il nostro Ministero della Salute, infatti, si apprende che “non sono arrivate conferme scientifiche dalle autorità cubane”, e si mostra quindi cauto. Il Ministero, inoltre, ricorda in una nota come il comandante Mancini era conosciuto per la sua disponibilità e la prontezza per “accorrere per primo a ogni chiamata”.
Germano Mancini è morto a cinquant’anni. Era nato a Pescara ma viveva a Noale, in provincia di Venezia, con la moglie e il figlio poco più che ventenne. L’uomo lascia anche la madre di 88 anni e quattro fratelli. Da circa due mesi il militare dell’Arma dei Carabinieri era stato promosso Comandante della stazione di Scorzé dopo oltre sedici anni di carriera.
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