Le carceri sovraffollate in Italia rappresentano un problema, al quale non si è riuscito a rimediare, se non tramite soluzioni destinate sicuramente a far discutere. Fra queste, c’è anche il rimedio compensativo, una strategia, che intende risarcire i detenuti per le condizioni inumane in cui si ritrovano in carcere. Il tutto fa parte di un testo approvato in Parlamento qualche mese fa. Il decreto carceri, il 17esimo del Governo Renzi, ha avuto anche lo scopo di rispondere alle lamentele avanzate dall’Unione Europea, che ha condannato l’Italia per la situazione presente negli istituti penitenziari.
Già allora il rimedio compensativo aveva scatenato polemiche e c’erano state molte reazioni anche da diverse parti politiche, in particolare dalla Lega, che non accettava questa dinamica del “risarcimento dei detenuti”.
Il primo detenuto ad usufruire del rimedio compensativo in Italia è stato un albanese, che ha scontato la sua pena nel carcere di Padova. Il giudice Linda Arata avrebbe riconosciuto all’ex detenuto un risarcimento di 5.000 euro per il danno subito. Inoltre l’uomo avrebbe avuto uno sconto di pena pari a 100 giorni. E’ stato appurato, infatti, che durante la carcerazione l’uomo sarebbe stato rinchiuso in una cella troppo piccola. Avrebbe dovuto scontare una pena di 6 anni per reati vari e adesso l’ex detenuto si trova in libertà dal 2 settembre scorso.
Il rimedio compensativo
In violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, sono state prese delle misure compensative per i detenuti che hanno subito un trattamento inumano. In particolare sono stati stabiliti dei risarcimenti in denaro o attraverso sconti di pena, con i quali si vuole intervenire sull’emergenza carceraria. In particolare la normativa prevede che, se la pena è ancora da espiare, ci può essere un abbuono di un giorno ogni 10 passati in celle sovraffollate.
Chi invece ha già abbandonato il carcere può ricevere 8 euro per ogni giornata, in cui ha dovuto affrontare la situazione di emergenza. Per ottenere questi “benefici” gli interessati avrebbero dovuto farne richiesta entro 6 mesi dalla fine della detenzione. E’ stato calcolato che fino al 2016 ci saranno a disposizione 20,3 milioni di euro.