Il famoso giornale satirico Charlie Hebdo ha pubblicato nuove caricature contro il regime iraniano ma stavolta sono arrivate minacce di morte.
Il settimanale è tornato alla carica con nuove vignette dopo quelle dei giorni scorsi. La reazione dei Pasdaran è stata molto dura, infatti è arrivato il commento “Puoi arrestare i vendicatori ma non puoi resuscitare i morti”.
È passata solo una settimana dalle vignette satiriche che Charlie Hebdo aveva pubblicato in segno di protesta contro il regime iraniano, pubblicando la sua personalissima interpretazione satirica, la stessa che lo contraddistingue dall’anno della sua fondazione.
Già quelle immagini fecero infuriare il rigido regime, infatti il sito venne hackerato e arrivarono minacce a un vignettista italiano. Ancora, le autorità iraniane hanno annunciato la chiusura dell’Istituto francese di Ricerca in Iran, affiliato al ministero degli Esteri di Parigi.
Centro delle vignette satiriche è stato il leader iraniano Khamenei. A quasi 8 anni dall’attentato contro la redazione del giornale e in piena polemica con Teheran per le vignette contro il leader Ali Khamenei, il sito del giornale francese famoso in tutto il mondo è stato hackerato e su questo fatto le autorità francesi hanno aperto un’inchiesta dopo che lo stesso ha sporto denuncia.
Tuttavia Charlie Hebdo è stato raggiunto anche da altre minacce, in particolare ne sono arrivate alcuni via social contro un vignettista italiano di 59 anni, l’autore delle immagini dell’ultimo numero. Per questo motivo le forze dell’ordine italiane hanno intensificato i controlli intorno a lui.
Charlie Hebdo è tornato a far arrabbiate i fondamentalisti islamici anche con il numero successivo, che ha preso di mira i mullah iraniani.
Molto duri i commenti del comandante delle Guardie rivoluzionarie Hossein Salami, che ha dichiarato vendetta da parte dei musulmani per le prese in giro contro il leader supremo, poi ha detto minaccioso:
“Puoi arrestare i vendicatori ma non puoi resuscitare i morti. i francesi pensino al destino di salman rushdie”.
Quest’ultimo è stato l’autore di altre immagini satiriche pubblicate in passato. L’uomo era nel mirino del regime, infatti contro di lui l’ormai defunto leader Ruhollah Khomeini emise negli anni Ottanta una Fatwa per aver insultato Maometto. Nel 2022 Rushdie è stato accoltellato a New York, evento che lo ha ferito in maniera molto grave.
Il nuovo numero del settimanale satirico francese uscirà domani nelle edicole di tutto il mondo e in queste pagine, l’ayatollah Khamenei viene deriso per le tragiche esecuzioni dei manifestanti che sono stati impiccati in Iran.
La copertina raffigura una caricatura a tema sessuale, intitolata “I mullah non capiscono nulla di donne”.
Quelle della scorsa settimana, pubblicate in un numero speciale, erano in ricordo dell’attentato di Al-Qaeda di cui la redazione fu vittima nel 2015, quando una squadra armata fece irruzione in redazione provocando 12 morti.
Domenica scorsa ci sono state manifestazioni davanti all’ambasciata francese a Teheran, occasione in cui sono state bruciate diverse bandiere francesi per protestare contro il giornale, i cui stessi disegni sono stati condannati dal movimento Hezbollah.
Il direttore ha commentato la faccenda con l’ironia che contraddistingue da sempre il giornale:
“I mullah non sono contenti, le caricature non li hanno fatti ridere. l’autoironia non è mai stata il forte dei tiranni, specialmente quelli religiosi”.
Di tono decisamente anticonformista, Charlie Hebdo nasce nel 1970 e da sempre scatena molte polemiche per i suoi cartoni animati e barzellette. Definito antirazzista, scettico, laico e in tantissimi altri modi, da sempre tratta diversi temi come la religione, la cultura e la politica in un modo assolutamente personale di dire la sua.
Proprio per questa visione delle notizie molto particolare, la rivista è stata obiettivo di 3 attacchi terroristici, fra cui l’ultimo nel 2020, tutti in risposta a vignette controverse su Maometto.
L’attività del giornale è cessata nel 1981 ma le pubblicazioni sono ricominciate nel 1992 e di certo, come hanno affermato le migliaia di persone che vi lavorano, non verranno fermate di nuovo nonostante le costanti minacce.
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