C’è una pagina su Instagram, che si chiama Aestetica Sovietica, che si occupa principalmente di analisi sociale, linguaggio della politica, stereotipi di genere e rappresentazione delle minoranze, che da tempo combatte una battaglia contro tutti quei contenitori che non fanno che esaltare il cammino di studenti leggendari che si laureano prima del tempo.
Il problema, dicono, è il sentimento di frustrazione che storie come quella di queste eccellenze genera in chi, invece, si laurea fuori corso, ma non solo: anche in chi, banalmente, non è in regola con gli esami da dare. Sempre loro, sono stati tra i primi a mettere l’accento sul caso di Carlotta Rossignoli, una ragazza di 23 anni che si è già laureata in Medicina e che fa anche la modella e l’influencer. Un caso che è balzato agli onori della cronaca anche per la lettera che, alcuni suoi compagni di corso, hanno inviato alla preside di facoltà dell’Università San Raffaele, che non sono stati messi nelle stesse condizioni di Rossignoli e dovranno attendere per laurearsi i tempi canonici.
Sulla definizione di ragazza prodigio, probabilmente, a breve spunterà una foto di Carlotta Rossignoli, studentessa, meglio ex studentessa di 23 anni veronese che si è già laureata, con tanto di 110 e lode e menzione d’onore in Medicina e Chirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Di lodi, oltre a quelle della commissione che ha valutato il suo lavoro di tesi, ne ha ricevuto anche al di fuori delle aule accademiche. Nel 2017, Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, l’aveva insignita della carica di Alfiere del Lavoro perché era riuscita a completare in quattro anni il percorso al liceo classico, diplomandosi, anche in questo caso, prima del tempo.
Ecco, il tempo, la studentessa modello deve impegnarlo tutto sui libri. E invece no, perché oltre a lavorare per Telenuovo, un’emittente televisiva veneta che ha sede principalmente tra Verona e Padova, Rossignoli ha anche un profilo Instagram da oltre 32mila followers e fa la modella. Sì, un prodigio, e sì, ancora, fiumi di inchiostro a incensare un traguardo tagliato prima di tutti, in cui lei per prima ha dichiarato di aver raggiunto levando via dalla sua vita tante frivolezze, persino il dormire.
Al di là del fatto che il sonno è tutto meno che una sciocchezza, il suo esempio pare tutto meno che virtuoso, non tanto perché, appunto, a 23 anni è già medica (con la a, sì), quanto perché i suoi successi, celebrati come se avesse trovato la cura miracolosa per l’Aids, possono mandare facilmente nel baratro chi, invece, un po’ più umano o semplicemente più concentrato su altro, non riesce a raggiungerli in tempi record, e si prende i suoi, di spazi e momenti.
E di questo hanno parlato da Aestetica Sovietica, una pagina Instagram che di followers ne ha 112mila, che in più di un’occasione ha messo l’accento su quanto sia sbagliato raccontare queste storie eroiche, che di eroico, però, non hanno nulla. E non solo loro, comunque.
Il caso, perché di questo si tratta, da semplice (si fa per dire) esaltazione di un merito, è diventato qualcosa di più importante quando, i suoi compagni di corso, hanno inviato una lettera alla preside della Facoltà di Medicina, Flavia Valtorta, chiedendo spiegazioni sul perché a Rossignoli sia stato concesso, appunto, di laurearsi prima degli altri.
Una lettera, pubblicata anche da Domani, in cui gli studenti hanno chiesto di sapere come fosse possibile che la 23enne “abbia potuto fare il quinto anno insieme ai corsi e agli esami del sesto, come abbia potuto fare in anticipo le rotazioni che solo ora la classe poteva fare, come il suo progetto di tesi di otto mesi si sia concluso a ottobre quando c’è stato permesso di iniziare solo a maggio 2022 (e ciò implica che non poteva finire prima di dicembre 2022“.
L’attacco, poi, è diventato frontale verso la studentessa e l’ateneo e, infatti, i ragazzi del sesto anno (appena cominciato) hanno ulteriormente domandato un chiarimento “sul perché la nostra compagna di classe sia sempre un’eccezione a ogni regola che quest’università sembra attuare in modo così rigido, ma che diventa molto risolvibile e flessibile quanto riguarda Carlotta Rossignoli“. Un problema che, a dire loro, diventerebbe anche di credibilità dell’intero corso di laurea.
Dall’università hanno fatto sapere che, invece, è tutto nella norma. Peccato, però, che la realtà, anche la stessa raccontata da alcuni giornali, sia ben diversa da quella vera. E basterebbe fare un salto sulle stories Instagram di Selvaggia Lucarelli, giornalista che si è occupata del caso, per capire che più di qualche dubbio sul percorso leggendario di Rossignoli c’è: innanzitutto perché la sua tesi è stata fatta sullo stesso studio che il suo supervisore, Carlo Pappone, aveva già presentato qualche anno prima. Lo stesso supervisore, poi, è stato condannato tre mesi fa perché faceva lavorare nella sua equipe anche persone non laureate.
E anche i suoi compagni di corso, sotto i suoi post, hanno raccontato dei suoi esami a porte chiuse, del fatto che il suo relatore le avesse negato la tesi salvo poi cambiare idea.
Accuse, e molti commenti di haters sui social, a cui lei ha risposto così: “Non ti curar di loro, ma guarda e passa“. Come che sia, però, è la celebrazione, ancora una volta, che è sbagliata. Per tutti.
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