Una tassa sulla carne rossa, per salvare il pianeta dal disastro ambientale. A proporre il curioso balzello è il Comitato etico della Danimarca, ma il dibattito ha ampiamente travalicato i confini del Paese diventando oggetto di disputa internazionale. Il motivo per cui è stata avanzata tale proposta infatti è cercare di invertire la rotta sui cambiamenti climatici e raggiungere l’obiettivo fissato alla Cop 21, recentemente ratificato da oltre 170 Paesi, ovvero di mantenere la temperatura media globale sotto i 2 gradi centigradi. E per raggiungere questo ambizioso ma difficile risultato può aiutare anche un limitato uso della carne, la cui produzione e consumo ha un impatto ambientale non indifferente sul pianeta.
Come denuncia il documentario Cowspiracy, l’industria della carne genera effetti estremamente negativi sul pianeta, assolutamente non sostenibili dal punto vista ecologico a questi ritmi: considerando che gli allevamenti bovini producono circa il 10 per cento delle emissioni globali di gas serra, nonché un consumo di 43mila litri di acqua per ogni chilogrammo di carne che arriva sulle nostre tavole, è evidente la natura ‘etica’ della tassa, che dovrebbe fungere così da deterrente spingendo verso nuovi comportamenti alimentari, senza contare che mangiare meno carne rossa fa bene anche alla salute, come confermano tante ricerche scientifiche in materia. ‘Una risposta efficace all’emergenza climatica include anche una politica relativa al consumo dei cibi più inquinanti, che contribuisca a creare consapevolezza sul tema. La società deve mandare un segnale chiaro attraverso la legislazione‘, ha dichiarato in merito il portavoce del Consiglio Mickey Gjerris.
Il documento è stato approvato da 14 consiglieri su 17, un primo passo verso l’introduzione ufficiale dell’imposta nel Paese, che inizialmente escluderebbe il pollame e le carni bianche in genere. Ma la strada è ancora in salita, visto che gli allevatori e gli imprenditori del settore hanno già annunciato azioni di protesta contro il provvedimento: la loro tesi è che l’impatto ambientale della tassa sarà ininfluente, mentre al contrario avrà conseguenze economiche rilevanti per l’intero comparto alimentare. Non la pensano così i consiglieri del Comitato etico, che hanno diramato una nota ufficiale dopo l’approvazione del documento: ‘Lo stile di vita della Danimarca è ancora ben lontano dal modello di sostenibilità che ci viene richiesto se vogliamo attenerci agli obiettivi dell’accordo di Parigi, ossia di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi. Siamo chiamati ad agire subito, a cominciare dal cibo‘. Un cambiamento necessario delle abitudini alimentari per difendere l’ambiente e la salute, dichiarano sicuri i consiglieri: vinceranno le ragioni dell’etica o quelle del portafoglio?
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