Secondo il garante dei prezzi non ci sarebbero speculazioni sul caro benzina. Il governo “correi ai ripari” con i cartelloni sul prezzo medio.
Il garante dei prezzi sostiene che non risultano speculazioni, sul tema dei rincari del prezzo della benzina, ma il governo corre ai ripari con i cartelloni obbligatori del prezzo medio regionale. Una mossa debole, a favore sì della trasparenza, ma la “lotta ai furbetti” adesso potrebbe non bastare.
Secondo il garante dei prezzi non ci sono state speculazioni sui rialzi del prezzo della benzina
In una recente conferenza stampa, il garante dei prezzi Benedetto Mineo ha fatto sapere che dai controlli effettuati non risulterebbero speculazioni sui rialzi del prezzo della benzina. Un prezzo che da inizio luglio è tornato a lievitare, in concomitanza con esodi e periodi legati storicamente a viaggi e spostamenti di massa. Proprio sul rialzo e sulle investigazioni riguardanti possibili speculazioni si è voluto dunque intervenire.
Il carburate ha avuto una spinta proprio nelle ultime due settimane, con un’accelerazione che ha toccato i valori medi a 1,91 euro al litro per la benzina e 1,76 euro al litro per il diesel. L’aumento è stato di circa 4 centesimi negli ultimi giorni, ma Benedetto Mineo rassicura: “Quello che sta avvenendo, sta avvenendo nella stessa direzione del mercato internazionale. Da questo punto di vista registriamo che non c’è stata speculazione”.
Lo ha detto il garante dei prezzi in conferenza, annunciando anche che la prossima settimana verrà publicato un vademecum sulle novità che riguardano i cartelli del prezzo medio adesso obbligatori all’esposizione.
Domani il cartelloni con i prezzi medi: le “mosse del governo”
Il prezzo del carburante aumenta, il governo piazza i cartelli. La mossa in sè, legittima, di affiggere in ogni distributore di benzina “anti furbetti”, servirà a dare più conoscenza al cittadino su quello che accade nel Paese – stavolta il rincaro non avrebbe a che fare con crisi interne – anche se la lotta contro i furbi sembra essere un’ossessione del governo che a casa porta pochi risultati.
Come ha già detto infatti il garante dei prezzi l’aumento dei prezzi non è dipeso da alcuna speculazione. Ricorrere ai riapri in questo modo dunque è già un segno di debolezza.
Ma Adolfo Urso, secondo il quale gli italiani hanno per natura una propensione alla cultura (anche quando colonizzano l’Africa o magari quando fanno “i furbetti”), sembra aver trovato con la mossa del cartello la soluzione a tutti i problemi: “Da domani scatta il cartellone con i prezzi medi dei carburanti. Ciascun cittadino può verificare quando va a fare rifornimento di benzina se viene sottoposto a un prezzo superiore al prezzo medio che è inferiore a 2 euro». Così il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, spiegando che «eventualmente notassero picchi davvero anomali, i consumatori possono denunciarli, sul sito del ministero o alla Guardia di finanza“. Per Urso la trasparenza basterà a mantenere il prezzo sotto i livelli internazionali.
Una magrissima consolazione per chi è costretto a prendere centinaia di euro di benzina a settimana. L’obbligo scatta già dalle prossime ore, e indicherà il livello medio della Regione.
Vista la crisi e l’ennesimo rialzo del carburante però, che come avevamo già fatto notare nelle scorse settimane era coinciso proprio con l’inizio degli esodi per le vacanze estive nonostante a livello energetico i prezzi stessero in realtà respirando, il governo più che misure per contrastare i furbetti in autostrada è chiamato dalle associazioni e dai consumatori a trovare soluzioni concrete per combattere una mazzata che stavolta il Paese potrebbe non permettersi. Ma l’esecutivo meloniano proprio in queste settimane ha dimostrato di avere a cuore probabilmente più l’apertura di indagini e commissioni d’inchiesta, piuttosto che le risoluzioni dei problemi, come in occasione della questione reddito di cittadinanza dove la priorità – invece che aiutare le persone in difficoltà – è diventata scovare a tutti i costi chi ha fatto uso del sussidio in maniera impropria.