“Ah, che bell’ ‘o cafè” cantava Pasquale Cafiero, alter ego di Fabrizio De André, nel brano “Don Raffaè”. Se oggi dovessimo riscrivere il capolavoro del cantautore genovese, forse dovremmo dire “Ah, quant’è caro ‘o cafè”!
Difatti, a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, che discendono a cascata su tutte le fasi produttive dei beni di consumo, e dell’instabilità delle quotazioni delle materie prime, dovuta alla crisi del grano ucraina e all’ondata di protezionismo dei paesi a forte esportazione agricola, si registrano spiccati aumenti in tutti i bar della Penisola.
Secondo un’indagine condotta da Assoutenti, l’organizzazione no profit per la tutela dei consumatori, il prezzo al bancone della bevanda più amata d’Italia è cresciuto del 6% nell’ultimo anno. Se l’anno scorso la media nazionale si attestava su 1,038€, oggi il valore è di 1,10€.
Osservando i dati dell’associazione a difesa degli acquirenti, la tazzina cresce in modo diseguale lungo lo Stivale: i maggiori rincari si hanno al Nord, dove l’apice è toccato a Trento con il suo 1,25€ ad espresso. Man mano che si percorre la nazione verso meridione si ha una riduzione della spesa, sino a Messina, dove la tazzina si attesta su 0.89€. Tra le due città intercorre dunque una differenza di costo di oltre il 40%.
Nonostante ciò, Assoutenti dimostra come gli aggravi non siano in realtà modulati per zone, ma seguano un percorso alquanto uniforme e che di conseguenza la differenza di spesa sia da ricercarsi nel prezzo di partenza ante rialzo. Effettivamente, confrontando i listini del 2021, il caffè al bar ha subito un rincaro intorno al 12/15% in tutta Italia. Uniche eccezioni a mantenere pressoché inalterato lo scontrino sono: Biella, Novara, Lucca, Macerata e Napoli.
Purtroppo secondo l’organizzazione questo trend non sembra destinato a fermarsi o rallentare nel breve, con tutti i disagi connessi per il consumatore finale.
L’inflazione (fissata al 6% per il mese di aprile secondo l’Istat) sta corrodendo la capacità di spesa delle famiglie italiane e i costi dell’energia in forte aumento impediscono alle attività commerciali di ridurre considerevolmente i listini.
Sembra insomma che dopo due anni di pandemia e lockdown, nei quali molti italiani avevano dovuto rinunciare alla loro routine quotidiana dell’espresso al bar per motivi di prevenzione sanitaria, oggi siano i prezzi sempre più proibitivi a far desistere i consumatori. Per bar e caffetterie si prospetta dunque un ulteriore periodo di incertezza, con guadagni altalenanti e alcuna sicurezza su un riassestamento positivo per il futuro.
Forse non resta che chiedere consiglio a Don Raffaè, naturalmente davanti ad una fumante tazza di cafè!
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