Le cartelle Equitalia rappresentano l’incubo di gran parte dei contribuenti; meglio conosciute come cartelle esattoriali, rappresentano infatti il primo passo dell’attività di riscossione dei mancati tributi da parte dello Stato. Solo gli evasori fiscali devono quindi temere l’invio della richiesta di pagamento? Non proprio, visto che la cronaca di questi anni ha dimostrato come Equitalia non sia del tutto immune da errori; a titolo di esempio basti ricordare il fenomeno delle ‘cartelle pazze‘ che hanno terrorizzato per mesi gli italiani. Cerchiamo di capire, allora, cos’è in concreto una cartella Equitalia e come fare per difendersi dagli errori o da richieste non dovute.
Partiamo con il chiarire una cosa: a differenza di quanto molti pensano Equitalia non è una società privata ma in tutto e per tutto gestita dallo Stato. Le sue quote societarie sono detenute, infatti, per il 51% dall’Agenzia delle Entrate e per il 49% dall’Inps, e lo scopo per il quale è stata creata nel 2006 è molto semplice: lavorare in prima linea a nome dei suddetti enti (ma anche delle amministrazioni locali) quando bisogna recuperare dal contribuente le somme non versate per tributi, contributi e sanzioni. Un lavoro sporco, che ne ha fatto in pochi anni il nemico pubblico numero uno degli italiani. Anche perché gli errori non sono rari.
Cos’è una cartella Equitalia
Il primo passo per la riscossione dei crediti è, appunto, la cartella esattoriale, che può essere recapitata al contribuente attraverso il temuto ufficiale di riscossione, ma anche con una raccomandata con ricevuta di ritorno o per mezzo di affissione all’albo comunale. All’interno della cartella Equitalia, il contribuente può trovare tutte le informazioni sulla sua posizione e sulle motivazioni che hanno spinto all’accertamento. Insomma, tutto quel che serve per mettersi in regola, inclusi gli importi iscritti a ruolo dai vari enti creditori, il dettaglio degli interessi di mora e di tutte le altre spese.
E’ importante sottolineare che le informazioni su come presentare ricorso devono essere segnalate nella cartella, anche perché una volta notificata la pendenza il contribuente avrà 60 giorni per pagare le somme dovute o contestare la cartella. Scaduto il termine indicato, il contribuente sarà soggetto a ulteriori aggravi come gli interessi di mora su ogni giorno di ritardo e le cosiddette ‘somme aggiuntive’, che scattano sui debiti verso gli enti previdenziali. Non solo, perché se Equitalia non riceve notizie entro i 60 giorni sarà quindi tenuta per legge ad attivare tutte le procedure per il recupero forzoso del credito. Se avete dei debiti vi conviene quindi mettervi in regola quanto prima, ma cosa fare se la cartella indica cifre che non tornano o è del tutto non dovuta?
Come difendersi dagli errori
Se le informazioni contenute nella cartella Equitalia non sono corrette, è possibile che ci sia stato un errore. Di norma questi errori possono essere di due tipologie diverse: a valle, se i funzionari di Equitalia commettono imprecisioni nell’emissione delle cartelle di pagamento o a monte se l’errore è dell’Amministrazione Finanziaria. Nel primo caso è bene verificare che tutte le cifre indicate in cartella siano rispondenti a realtà, perché anche la più piccola inesattezza comporta la nullità di questi atti. In questo caso i passi sono due: ovviamente non pagare quanto richiesto e in seconda battuta rivolgersi a un professionista per contestare la cartella.
Più o meno la stessa procedura può essere utilizzata quando l’errore non è degli operatori Equitalia ma proprio a monte del Fisco, che ha sbagliato nel trasmettere i propri atti o non ha accertato che le imposte nel frattempo sono state correttamente versate dal contribuente. Questi atti, a maggior ragione, sono da considerarsi nulli e quindi più semplici da impugnare. La cosa migliore è fare riferimento, entro 30 giorni dalla notifica di una cartella Equitalia, al Giudice di Pace, chiedendo una sospensione degli atti in corso per evitare ulteriori azioni (che possono arrivare anche al pignoramento dei beni o all’iscrizione di ipoteche sugli immobili) fino a quanto la controversia non trovi soluzione.
Una cartella di Equitalia può essere impugnata anche per via stragiudiziale, una contestazione informale possibile se in presenza di errore macroscopico ed evidente come lo scambio di persona, calcoli sbagliati o qualora vengano ad esigere tributi già pagati. In questo caso, prima di passare alle vie della giustizia, è possibile contattare direttamente l’ente creditore per far presente l’errore. Se questa via pacifica non dovesse ottenere risultati, allora sarà necessario impugnare la cartella per via giudiziale, secondo l’iter descritto nel precedente paragrafo, tenendo presente che, qualora si tratti di questioni previdenziali, il termine è di 40 giorni e ci si deve rivolgere al giudice del lavoro.
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