Un’altra tegola si abbatte sul governo e sul PD, già alle prese con il caso Mafia Capitale. Questa volta è il Nuovo CentroDestra ad agitare le acque dopo il sì arrivato dai dem per la richiesta d’arresto del senatore Antonio Azzollini, del partito di Angelino Alfano, indagato per il crac della casa di cura Divina Provvidenza a Bisceglie. Il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, senatore dell’NCD, è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, insieme ad altre nove persone. La Giunta per l’Immunità del Senato, guidato da Dario Stefano (SEL) ha già calendarizzato la discussione sulla richiesta d’arresto arrivata dalla Procura di Trani: il via ai lavori è fissato per il 16 giugno, con termine il 24 giugno.
Il Partito Democratico ha conferma che potrà votare sì alla richiesta dei pm. “Mi pare abbastanza evidente. Credo che di fronte a una richiesta del genere si debbano valutare le carte ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell’arresto”, ha spiegato il presidente dem Matteo Orfini. Dall’alleato di governo sono però arrivare subito risposte piccate. “Non si può dire che bisogna conoscere le carte, ma che è inutile conoscerle perché si è già deciso. Pretendiamo dagli altri la stessa serietà con la quale ci stiamo comportando noi”, ha replicato Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del partito di Alfano.
Lo stesso Azzollini fu già salvato proprio dal PD. Lo scorso dicembre, il Senato votò no alla richiesta di usare le intercettazioni a suo carico, arrivato dalla procura di Trani nell’ambito dell’inchiesta sul porto di Molfetta, di cui il senatore era stato sindaco. La vicenda allora causò la fuoriuscita del senatore Felice Casson dai dem.
Il crac della Divina Provvidenza
Il senatore Azzollini è tra i dieci indagati per cui la procura di Trani ha chiesto l’arresto nell’ambito delle indagini sul crac della casa di cura Divina Provvidenza di Bisceglie, ex ospedale psichiatrico ora in amministrazione straordinaria per effetto della legge Prodi bis. Oltre al parlamentare NCD, i pm hanno arrestato due suore “massime responsabili della Congregazione delle Ancelle”, ai domiciliari, un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dell’Ente per un totale di 25 indagati e 10 arrestati. Al centro delle indagini, il fallimento della casa di cura per persone con problemi psichiatrici.
La Procura di Trani e Bari hanno iniziato a indagare tre anni fa perché la casa di cura aveva contratto 500 milioni di debiti di cui 350 con lo Stato. Il centro era gestito dalla “Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza – Onlus – Opera don Uva”, ente ecclesiastico fondato da don Pasquale Uva nel 1922 che si occupavano di disabili con problemi psichiatrici anche grazie anche a una convenzione con il Servizio Sanitario di Puglia e Basilicata. Al termine delle indagini, sono stati scoperti conti correnti e un immobile a Guidona, ora sequestrato, che erano intestati ad altri enti ecclesiastici sempre gestiti dalle suore che avrebbero così nascosto i fondi ai debitori, Stato compreso.
A capo del sistema, secondo le accuse, ci sarebbe stato proprio Azzollini. Tra le carte, è emersa anche un’intercettazione in cui il senatore si rivolgeva a due suore. È il 2009 e la casa di cura versa già in condizioni economiche disperate. Azzollini, già ex sindaco di Molfetta e a capo della Commissione Bilancio del Senato, interviene in teoria in soccorso della congregazione. Invece sarà lui a prendere il controllo dell’istituto. “Da oggi comando io, se no vi piscio in bocca”, sarebbe stato il chiaro messaggio che il senatore NCD avrebbe rivolto a suor Marcella. Azzollini si è difeso e ha spiegato di non aver mai pronunciato queste parole.
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