L’udienza di Fontana e degli altri accusati è rimandata al 13 maggio 2022. Il gup deciderà o meno se sottoporre a processo gli imputati.
Stamattina, 9 maggio 2022, c’è stata un’udienza tecnica al Palazzo di Giustizia milanese sul caso “camici bianchi”.
Il procedimento penale vede coinvolti il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana; il cognato Andrea Dini, titolare di Dama Spa; l’ex Direttore Generale di Aria Spa (Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti), centrale acquisti della Regione Lombardia, Filippo Bongiovanni; la dirigente della società Carmen Schweigl; e il vicario del segretario generale della Regione Lombardia Pier Attilio Superti.
L’ex direttore generale di Aria Spa, Filippo Bongiovanni è indagato per “turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente”.
Mentre la dirigente della società, Carmen Schweigl è stata interrogata sulle modalità con cui è stato stipulato il contratto di fornitura e sui motivi per cui si è trasformato in una donazione.
Oggi l’avvocato di Andrea Dini, Giuseppe Iannaccone, ha discusso sul punto esposto dai Pubblici Ministeri Paolo Filippini e Carlo Scalas. I due pm hanno apportato alcune puntualizzazioni nel campo di imputazione per frode in pubbliche forniture.
L’udienza preliminare si terrà il 13 maggio, lo stesso giorno il gup (Giudice dell’udienza preliminare) deciderà se è giusto sottoporre a processo gli indagati.
Secondo il contratto stipulato il 16 aprile 2020 la Dama, società di Andrea Dini, avrebbe dovuto disporre 75 mila camici e altri 7 mila dpi (dispositivi di protezione individuale) per 513 mila euro.
Secondo la ricostruzione quando emerse l’accusa di conflitto d’interesse da parte di Fontana (la moglie Roberta Dini aveva una quota del 10% di Dama, la società del fratello), gli accusati inventarono un contratto di donazione per i 50 mila camici già recapitati.
I restanti 25 mila pezzi promessi non arrivarono più ad Aria, che doveva occuparsi di distribuirli. Per questo motivo gli imputati sono accusati di frode in pubbliche forniture.
Secondo i difensori del presidente della regione Lombardia Fontana, l’avvocato Pensa e l’avvocato Papa, non c’è presenza di illecito penale e civile. La fornitura si è semplicemente trasformata in donazione consentendo di risparmiare alla Regione Lombardia 513 mila euro.
Secondo Pensa il ritocco del capo di imputazione da parte dei due pm è un autogol, queste le sue parole:
“hanno fatto un altro autogol, perché se uno continua a modificare vuol dire che fa fatica a crederci.”
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