La Cassazione afferma che i carabinieri che hanno percosso violentemente Stefano Cucchi, sapevano le conseguenze delle loro gesta, le quali sono state la causa principale della morte del ragazzo.
Sicuramente un capitolo doloroso che si chiude per la famiglia del giovane romano.
Le dichiarazioni e la sentenza definitiva
La prevedibilità dell’evento è fuori discussione, questo è quanto dichiarato dalla Cassazione.
In effetti, le modalità con cui è stato percosso Cucchi erano ben chiare: i colpi inferti al viso e alla zona sacrale ossea avevano lo scopo di creare lesioni interne e quindi le conseguenze di queste azioni molto violente erano prevedibili dagli imputati.
Il 4 aprile, la Cassazione ha condannato definitivamente a 12 anni di reclusione i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro per aver pestato Stefano la sera del 15 ottobre 2009 nella caserma Casilina.
L’accusa è quella di omicidio preterintenzionale, mentre è stata annullata la condanna per il maresciallo Roberto Mandolini e per Francesco Tedesco, entrambi accusati di raccontare il falso.
In particolare, il racconto di quest’ultimo ha dimostrato come, al momento della violenta aggressione, il comportamento ostile di Stefano si fosse già esaurito e quindi non c’era bisogno della violenza fisica verso quest’ultimo.
Futili Motivazioni
L’aggravante è proprio quella delle futili motivazioni, infatti i due militari sarebbero stati “spinti” ad agire in tale maniera violenta solo perché aggrediti verbalmente da Cucchi.
Il reato è decisamente molto grave e anche se D’Alessandro sostiene di accettare la sentenza ma non sentirsi un assassino, la Cassazione ha preso la sua decisione giudicando la reazione di Cucchi, un mero pretesto per lo sfogo di un impulso decisamente non commisurato.
I giudici hanno sottolineato come al momento della perquisizione in casa, alla presenza dei genitori, Cucchi non presentasse evidenze di aver subito violenze, mentre nella caserma di Tor Sapienza, reduce da quella di Roma Casilina, accusava fortissimi dolori, tanto da rendere necessaria la chiamata al 118, in seguito alla quale il personale sanitario ha riscontrato palesi segni di violenza.
La morte di Cucchi
Il pestaggio è stata la prima causa della morte, su questo non c’è dubbio: i due imputati hanno aggredito Cucchi con l’intenzione di ucciderlo, inoltre, il 34enne che era stato “semplicemente” arrestato per droga, è stato vittima di negligenti omissioni dei sanitari.
Le percosse sono state molto violente e, la Corte ha accertato che queste hanno determinato la caduta del geometra romano e il violento impatto con il pavimento.
In seguito si è verificata la frattura della vertebra sacrale, poi identificata come l’innesco del successivo decorso causale.
Tale decorso ovviamente ha portato poi alla morte di Stefano all’ospedale Pertini di Roma, dopo una settimana.