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Caso Cucchi, perizia inconcludente: ‘Forse ucciso dall’epilessia o forse no’

Non sarebbero state le lesioni a causare la morte di Stefano Cucchi ma un attacco di epilessia. È una delle ipotesi prese in considerazione dai periti chiamati per l’inchiesta bis per la scomparsa del giovane, morto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Pertini di Roma una settimana dopo l’arresto per detenzione di droga. Nella perizia di 250 pagine, depositata al gip di Roma e realizzata dall’equipe guidata professor Francesco Introna dell’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, si legge che la sua potrebbe essere stata una “morte improvvisa ed inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici“. Nell’inchiesta bis sono indagati Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità, e Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini per falsa testimonianza. Nicolardi risponde anche di false informazioni al pm.

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L’ipotesi non è l’unica presa in considerazione ma sarebbe quella più attendibile, secondo i periti. I dati in loro possesso, scrivono i periti, “non consentono di formulare certezze sulla(e) causa(e) di morte“, ma sarebbero due le cause da prendere in considerazione: l’epilessia o la frattura alla vertebra sacrale.

Nel primo caso avrebbe svolto un ruolo anche la tossicodipendenzadi vecchia data” che potrebbe “aver svolto un ruolo causale favorente per le interferenze con gli stessi farmaci antiepilettici, alterandone l’efficacia e abbassando la soglia epilettogena“. A questo, scrivono i periti, sarebbe da aggiungere la “condizione di severa inanizione“, cioè di indebolimento generale, riscontrata su Cucchi.

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Diversa la seconda ipotesi che invece sarebbe “correlata con la recente frattura traumatica di S4 associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale“. Le ipotesi sono “entrambe possibili“, ma quella della crisi epilettica sarebbe “dotata di maggiore forza ed attendibilità nei confronti della seconda“.

In ogni caso, secondo i periti, “le lesioni riportate da Stefano Cucchi dopo il 15 ottobre 2009 non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l’evento morte“.

Ricapitolando:
– l’ipotesi epilessia è considerata dai periti quella di “maggiore forza e attendibilità” nonché “evento improvviso ed imprevedibile, scevro da qualsivoglia rapporto causale o concausale con le lesioni comunque riportate” da Cucchi, però nella premessa della perizia si definisce questa ipotesi non “documentabile, priva di riscontri oggettivi, ma supportata da rilievi clinico scientifici”.
– l’ipotesi frattura invece viene descritta come “correlata con un riflesso vagale bradicatizzante, indotto dalla documentata abnorme dilatazione di una vescica neurogenica, secondaria alla frattura traversa di S4”. Una frattura “comunque indotta (ipotesi post-traumatica diretta o indiretta, realizzatasi durante colluttazione vs ipotesi post traumatica in seguito a caduta accidentale)” che “può essere considerata causativa dell’insorgenza della vescica neurogenica, non già della sua dilatazione”. Anche questa morte sarebbe “improvvisa e insaspettata”.
Quindi la causa della morte sono le fratture? La risposta è nella perizia: “Le lesioni contusive comunque riportate dal signor Stefano Cucchi dopo il giorno dell’arresto non possano essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente, anche in modo non esclusivo, con l’ evento morte”.

Detto questo,
abbiamo la certezza che la causa della morte sia l’epilessia? No.
Abbiamo la certezza che la causa della morte siano le percosse? No.

E il ruolo del personale sanitario? I periti scrivono che “se il soggetto fosse stato adeguatamente sorvegliato e sottoposto a monitoraggio infermieristico, con controllo della diuresi, la dilatazione vescicale, del tutto attendibilmente, non si sarebbe più verificata”.

Avremo un processo per omicidio“, scrive Ilaria Cucchi sulla sua pagina Facebook nel riportare la perizia del professore Introna. La sorella del giovane, che si batte da sempre per conoscere i responsabili della sua morte, analizza le conclusioni dei periti, accusando Introna “di scrivere la sentenza finale del processo per i responsabili del violentissimo pestaggio a mio fratello“.

La perizia riconosce la frattura “da noi per sette anni sostenuta“, ricorda per poi “alzare una cortina di fumo dicendo che è impossibile determinare con certezza una causa di morte di Stefano“.

Gli unici dati oggettivi scientifici che la perizia riconosce sono: il riconoscimento della duplice frattura della colonna e del globo vescicale che ha fermato il cuore. Con una perizia così ora sappiamo che finalmente abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale. Con buona pace dei medici e degli infermieri che vengono continuamente assolti“, conclude il post.

Lorena Cacace

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