Il procuratore generale durante il processo di appello nel caso di Maddalena Urbani ha chiesto che l’amica, Kaoula El Haouzi, venga condannata per omicidio volontario e una pena di 14 anni.
Esattamente come il pusher condannato lo scorso ottobre per omicidio volontario e 14 anni, nonostante ne fossero stati chiesti 21. Secondo il medico legale e la tossicologa che hanno reso testimonianza in tribunale Maddalena si poteva salvare.
Il procuratore generale che si sta occupando del caso di Maddalena Urbani durante il processo di Appello che si sta svolgendo a Roma ha chiesto che anche l’amica della ragazza venga condannata a 14 per omicidio volontario.
Attualmente la giovane, Kaoula El Haouzi, è condannata a due anni per omissione di soccorso mentre lo spacciatore Abdulaziz Rajab è stato condannato di primo grado per omicidio volontario e una pena di 14 anni.
La sentenza sarà emessa il prossimo 11 luglio 2023, e Kaoula potrebbe veder cambiare la sua condanna da omissione di soccorso a omicidio volontario con un aumento di anni.
Il rappresentante dell’accusa ha infatti dichiarato che ci sono alcuni dati certi in questa vicenda che lasciano presupporre che se i soccorsi, per Maddalena, fossero stati chiamati immediatamente, la giovane 21enne romana si sarebbe potuta salvare.
Invece sia lo spacciatore che l’amica hanno deciso di allertare i soccorsi quando ormai era troppo tardi e Maddalena Urbani è morta per overdose lo scorso 27 marzo 2021.
Maddalena Urbani era la figlia di Carlo Urbani, il medico eroe che isolò per primo il virus della Sars.
La giovane perse la vita all’interno di un appartamento sito in Via Cassia dove viveva l’amica della ragazza, Kaoula El Haouzi, lo scorso 27 marzo 2021 a causa di un overdose.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti la giovane si senti male all’incirca verso le ore 20 del 27 marzo 2023, aveva assunto metadone e aveva poi perso i sensi.
In quel momento Rajab il pusher preoccupato dallo svenimento della ragazza decise di chiamare un suo amico per prestarle soccorso.
Il ragazzo giunto sul posto ha effettuato la respirazione bocca a bocca a Maddalena e un massaggio cardiaco, raccontò di averla rianimata e che la ragazza riprese a respirare.
Si alzò e bevve un bicchiere di acqua e limone e il ragazzo le disse che se sarebbe successo nuovamente avrebbe dovuto chiamare un’ambulanza.
Maddalena però quella sera si sente male nuovamente e questa volta però non ci sono stati aiuti per lei e nessuno le ha prestato soccorso. Nessuno ha pensato di chiamare un’ambulanza, allertata solo il giorno dopo alle ore 13 dopo 17 ore dal suo malore.
Per Maddalena ormai non c’era più niente da fare, era infatti priva di vita. Da quanto testimoniato dal medico legale e dalla tossicologa durante il processo se i soccorsi fossero stati chiamati tempestivamente la ragazza sarebbe potuta sopravvivere.
Il pubblico ministero della Procura di Roma aveva chiesto 21 anni per lo spacciatore e 14 per l’amica con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale in concorso ma la sentenza giunta ad ottobre è stata un’altra.
Per lo spacciatore è stato riconosciuto l’omicidio volontario con una pena di 14 anni, mentre per Kaoula El Haouzi è stata riconosciuta solo l’omissione di soccorso con una pena di due anni.
Durante il processo d’appello però è stato sollecitato che venga ripristinata l’accusa iniziale anche per l’amica di Maddalena e tornando quindi a omicidio volontario con dolo eventuale e a una pena di 14 anni anche per lei.
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