Chi sono i protagonisti del caso Marra, che sta facendo tremare Virginia Raggi? Tutto è cominciato a luglio, quando la sindaca di Roma ha nominato Raffaele Marra capo del personale del Campidoglio. Scelta contestata da molti esponenti del Movimento 5 Stelle anche per gli ambigui legami di Marra con il costruttore Sergio Scarpellini. Dopo i loro arresti a dicembre, sono entrati in ballo anche Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, e Renato Marra, fratello di Raffaele. Vediamo tutti i protagonisti della vicenda.
Raffaele Marra
Raffaele Marra, braccio destro della Raggi, è colui da cui tutto è cominciato. Ex finanziere, napoletano, 44 anni, è entrato in politica nel 2006. Prima ha ricevuto incarichi da Gianni Alemanno (ex sindaco di Roma) poi da Renata Polverini (ex governatrice del Lazio). Quando la Raggi, a luglio, lo ha nominato prima vicecapo di Gabinetto vicario, poi capo del personale, i suoi hanno storto il naso. Non solo per un passato vicino alla destra romana, ma anche per i presunti legami con Scarpellini, considerato uno dei “palazzinari”. La Raggi ha continuato a difenderlo anche dopo l’attacco della collega di partito Roberta Lombardi (Marra “è il virus che ha infettato il Movimento 5 Stelle“) e l’inchiesta dell’Espresso. Il settimanale gli aveva infatti contestato compravendite immobiliari sospette con Scarpellini e altri costruttori, definendolo “il sindaco ombra della Capitale” e il “Rasputin del Campidoglio”. Marra, nel frattempo finito nell’inchiesta per le nomine della Raggi, aveva negato tutto. Poi, il 16 dicembre, sono scattati gli arresti per corruzione per l’acquisto di un immobile dell’Enasarco, l’ente di assistenza dei rappresentanti di commercio: secondo l’accusa Marra avrebbe proceduto all’acquisto (erano gli anni di Alemanno) dopo aver ricevuto una somma di denaro da Scarpellini.
Sergio Scarpellini
Sergio Scarpellini è stato arrestato il 16 dicembre insieme a Marra. Secondo l’accusa sarebbe stato lui a fornire al capo del personale del Campidoglio la somma per acquistare il lussuoso appartamento Enasarco, con uno sconto di quasi mezzo milione di euro. Scarpellini è uno degli immobiliaristi più famosi della Capitale. Il gergo romanesco li definisce, in senso dispregiativo, “palazzinari”. Titolare della società Milano 90 e proprietario di una grande scuderia di cavalli, è entrato nel mondo immobiliare acquistando e rivendendo appartamenti. I soldi veri li avrebbe fatti però con la politica: secondo diverse inchieste negli ultimi vent’anni avrebbe affittato immobili alle istituzioni (dalla Camera al Senato, passando dal Campidoglio) a prezzi esorbitanti. Almeno fino all’inchiesta “affitti d’oro” in cui finì la sua società nel 2013. Scarpellini è stato da sempre osteggiato dal Movimento 5 Stelle, perché considerato uomo legato ai poteri forti. Nel 2015 Beppe Grillo sul blog lo aveva definito “un evasore di Iva”, mentre Alessandro Di Battista “un gentleman meglio noto come ‘er cavallaro’”.
Renato Marra
Il 21 dicembre è entrato in gioco il fratello di Raffaele Marra e per la Raggi sono arrivati nuovi guai. Secondo l’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione) ci sarebbe stato “un conflitto di interessi” da parte di Raffaele Marra nella nomina a capo della direzione Turismo di suo fratello Renato Marra. Insomma, il capo del personale che conferisce un ruolo dirigenziale al fratello. Secondo l’Anac la colpa della sindaca Raggi sarebbe stata quella di non aver impedito “il conflitto di interessi” nonostante fosse consapevole di quello che stava accadendo: “In ogni caso dalla dichiarazione si ricava che la situazione di palese conflitto di interessi era conosciuta dalla sindaca”, sottolinea la nota dell’Autorità.
Raffaele Cantone
Raffaele Cantone, magistrato nato a Napoli nel 1963, dal 27 marzo 2014 presiede l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione. Da mesi ha messo sotto la lente di ingrandimento la giunta Raggi con le inchieste sulle nomine della sindaca. Ultima delle quali quella di Renato Marra da parte del fratello Raffaele, per cui l’Anac ha ipotizzato “un conflitto di interessi” accusando la Raggi di non aver mosso un dito per impedirlo.
Virginia Raggi
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A fare le spese di tutta la vicenda alla fine potrebbe essere lei, la sindaca arrivata in Campidoglio con l’ambizioso obiettivo di far risorgere la Capitale ma il cui futuro è pieno di ombre. La colpa più grande della Raggi, quella che molti big grillini non smettono di rinfacciarle, è la strenua e continua difesa delle sue scelte. Tanto che la sua cerchia di fedelissimi è stata ribattezzata “Raggio Magico”, come il “Giglio Magico” di Renzi. La Raggi ha sempre difeso Marra dagli attacchi del suo partito, ha sempre difeso le sue nomine, assicurando di “non aver nulla da nascondere”, anche dopo la visita della Finanza in Campidoglio. Salvo fare marcia indietro il giorno degli arresti, quando ha chiesto scusa ai cittadini romani e a Grillo per “essersi fidata della persona sbagliata”. Una retromarcia che, forse, è arrivata troppo tardi. Ammesso che sia colpevole solo di inesperienza e ingenuità, che ne sarà di Virginia? Intanto, il 24 gennaio, l’ormai atteso avviso di garanzia per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico è arrivato.
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