Scatta oggi il regime di semilibertà per i due indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Martina Rossi, la studentessa genovese morta il 3 agosto del 2011, dopo essere precipitata dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca, dove si trovava in vacanza.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, quella sera Martina tentò di fuggire a un tentativo di violenza sessuale da parte dei due indagati, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, 29 e 28 anni, entrambi originari di Arezzo.
I due, che sono stati condannati in via definitiva a 3 anni per tentata violenza sessuale, da oggi potranno uscire dal carcere di Arezzo, per poi farvi rientro la sera, come deciso dal tribunale di Sorveglianza di Firenze.
Una tranquilla vacanza con le amiche, dalla quale Martina Rossi, giovane studentessa originaria di Genova, non sarebbe più tornata. Il 3 agosto del 2011, mentre Martina – 20 anni – si trovava in vacanza a Palma di Maiorca, precipitò dal sesto piano dell’hotel nel quale stava soggiornando.
La ragazza morì sul colpo, e la prima ipotesi per la sua morte fu quella del suicidio. Una tesi che però non ha mai trovato reali riscontri, tanto da essere immediatamente ‘scartata’ dagli inquirenti. Le successive indagini appurarono cosa fosse realmente successo quel drammatico pomeriggio nella stanza d’albergo di Martina.
Stando alla ricostruzione fatta dagli inquirenti, la giovane studentessa tentò di fuggire a un tentativo di stupro, precipitando nel vuoto dalla finestra della sua stanza d’albergo. A tentare un approccio sessuale con la vittima sarebbero stati Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, 29 e 28 anni, entrambi originari di Arezzo. Martina e i due amici si erano conosciuti proprio in vacanza.
Da questa mattina gli unici due indagati per la morte di Martina Rossi potranno uscire dal carcere di Arezzo, come deciso dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze. Per diverse ore al giorno, come riferisce l’Adnkronos, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni saranno fuori dalla struttura penitenziaria.
Il 7 ottobre scorso i due imputati si sono costituiti nel carcere di Arezzo, dopo la condanna in Cassazione, emessa esattamente un anno fa. Albertoni e Vanneschi lavoreranno nelle aziende di famiglia – il primo come idraulico, il secondo come artigiano edile – per poi fare rientro la sera nella struttura penitenziaria.
“Martina non ce la ridarà nessuno, noi paradossalmente siamo condannati all’ergastolo, mentre loro due se la cavano con tre anni e per di più con il regime di semilibertà. Non hanno mai chiesto scusa né si sono pentiti, per noi è come essere all’ergastolo”
era stato il commento dei genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, alla sentenza emessa nell’ottobre scorso dalla Corte di Cassazione.
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