Continua il caso “Metropol” che vedeva accusate ben sei persone, fra italiani e russi, per finanziamenti illeciti e corruzione internazionale. Al centro, anche un finanziamento illecito alla Lega di Salvini.
È stata chiesta, infatti, l’archiviazione per Salvini. Stando alle indagini, il finanziamento al partito della Lega non sarebbe mai andato in porto. Cerchiamo di capire meglio.
Chiesta l’archiviazione, da parte della Procura di Milano, per i sei indagati e accusati di corruzione internazionale che erano presenti nella hall dell’albergo “Metropol” di Mosca, lo scorso 18 ottobre del 2018. Si discuteva di una maxi compravendita da più di un miliardo di dollari di gas, il tutto dal colosso petrolifero “Rosneft”.
Da questa operazione, stando alle indagini, sarebbe stato garantito un finanziamento da 50 milioni di euro anche al partito della Lega di Salvini.
Fra gli indagati ci sono l’ex portavoce del vicepremier e del Carroccio, Savoini, l’avvocato Meranda e il broker finanziario Vannucci. Fra gli indagati russi, invece, ci sono Ilya Yakunin che, all’epoca dei fatti, era vicino anche all’ex ministro dell’energia russo, Andrey Kharchenko, un ex agente dei servizi segreti e Yury Burundukov, legato all’oligarca Malofeev.
Il finanziamento al partito di Salvini è un affare che poi, sfumò, quando fu diffuso l’audio dell’incontro (audio diffuso da parte di uno degli stessi partecipanti all’incontro). La conversazione finì su tutti i giornali e ciò non permise più alla trattativa di andare avanti.
Dall’altro lato, la Procura aveva sequestrato i telefonini di coloro che sono indagati e, andando a guardare nello specifico, furono trovati degli elementi che, seppur indirettamente, vedevano Salvini fosse informato “delle trattative sull’operazione di acquisto di prodotti petroliferi dalla Russia” – è descritto nell’indagine.
Ma erano emersi dati e fatti concreti che il segretario della Lega sapesse o avesse partecipato concretamente alla trattativa? No e non sono stati trovati nemmeno elementi che giustificherebbero il fatto che Salvini fosse messo al corrente della volontà di destinare parte della somma che ne sarebbe stata ricavata dalla transazione “ai mediatori russi perché remunerassero pubblici ufficiali russi”.
Per questo, non è stata svolta nessuna indagine verso lo stesso Salvini che non è mai risultato indagato nell’inchiesta. Ma sono gli stessi PM ad aggiungere che, è apparso verosimile che “Salvini fosse a conoscenza delle trattative portate avanti da Savoini, Meranda e Vannucci” per portare denaro dalla Russia al suo di partito.
Da successive indagini e perquisizioni è stata anche ritrovata una foto che illustra i dettagli dell’accordo sui cellulari dei 3 indagati italiani, e dove si possono leggere anche le percentuali di divisione dei proventi: il 6% agli intermediari russi ed il 4% alla Lega.
La Procura di Milano aveva chiesto anche di ascoltare gli indagati russi, ma a questa richiesta non è mai arrivata nessuna risposta. da lì, la richiesta di archiviazione, sulla quale si attende però la decisione del Gip. Per quel che riguarda Salvini che, ripetiamo, non è mai risultato indagato nell’inchiesta, i Pm affermano che “non sono emersi elementi concreti” che vedono Salvini che ha partecipato personalmente alla trattativa.
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