I reati contestati ai dirigenti della Juventus, che nella serata di ieri hanno annunciato le dimissioni: cosa rischia il Club qualora si arrivasse a processo.
Dopo la chiusura delle indagini preliminari per il caso plusvalenze è caos in casa Juve. Nella serata di ieri sono arrivate in blocco le dimissioni di tutta la dirigenza bianconera, compreso Andrea Agnelli. Le accuse ai dirigenti indagati e i rischi per la società: plusvalenze, stipendi e bilanci.
Le indagini preliminari, durate un anno, sono state condotte dai magistrati Ciro Santoriello, Mario Bendoni e dal procuratore aggiunto Marco Gianolio che già nel 2006 aveva indagato la Juventus per falso in bilancio.
Enrico Stati è stato invece il commercialista tramite il quale la Procura ha deciso di condurre le consulenze per ricostruire i flussi dal 2018 al 2021; secondo quanto riportato dagli inquirenti sarebbero risultate diverse differenze tra risultati contabilizzati e quelli messi a bilancio al 30 giugno, per gli anni 2019, 2020 e 2021.
I reati contestati dalla procura dunque, secondo l’ipotesi degli inquirenti, sono quelli di false comunicazioni sociali, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, manipolazione del mercato, dichiarazione fraudolenta mediante fatture o document per operazioni inesistenti, rispettivamente art.2622 cc, art. 2638 cc, art. 185 D.LGS 58/1998 e art. 2 D.Lgs 74/2000.
Il reato di manipolazione del mercato per aver diffuso notizie false, ponendo in essere operazioni simulate si riferisce al comunicato del 28 marzo 2020, nel quale la società torinese aveva annunciato l’accordo con staff, squadra e tecnico di una riduzione dei compensi pari alla mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020. Gli inquirenti sostengono invece che i calciatori avrebbero rinunciato solamente a una mensilità, non a 4 – per una cifra che sarebbe dovuta ammontare a 90 milioni di euro.
Per quanto riguarda la dirigenza, Andrea Agnelli, Pavel Nedved – presidente e vicepresidente – e l’ex Paratici sono indagati per i reati di falso in bilancio (pena della reclusione da tre a otto anni), reato di manipolazione del mercato (reclusione da uno a sei anni con multa da 20mila euro a 5 milioni di euro), ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di pubblica vigilanza (da uno a quattro anni) e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti (da quattro a otto anni). L’ad Arrivabene invece è indagato per falso in bilancio – anni 2019, 2020, 2021, e manipolazione del mercato per l’anno 2021.
La Juventus in questo caso è indagata in qualità di persona giuridica, e i reati contestati si riferiscono alle responsabilità dell’ente, ai tributari e agli abusi di mercato. Qualora venissero riconosciuti i reati tributari si applicherebbero sanzioni pecuniarie fino a 500 quote, fino a un terzo, per gli abusi di mercato invece da 400 a 1000 quote. Per quota si intende una parte della sanzione pecuniaria, con numero non inferiore a 100 e superiore a 1000.
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