Per la giustizia italiana Mohamed Barbri è l’assassino di Samira El Attar.
Lo scorso otto luglio, infatti, la Corte di Cassazione ha messo il sigillo giudiziario sulla sua colpevolezza.
È a Stanghella in provincia di Padova che ha inizio questa storia. Ha inizio la mattina del 21 ottobre 2019 quando Samira El Attar, di origini arabe, improvvisamente scompare. Ma poiché le storie che iniziano da una fine hanno sempre un inizio, ripercorriamo la storia di Mohamed e Samira, protagonista assente di questa vicenda. In quella mattina di fine ottobre, la mamma di Stanghella sembra essere stata inghiottita nel nulla dopo aver accompagnato la figlia all’asilo. Di lei si sono perse le tracce e la speranza di trovarla viva appaiono fin da subito prossima allo zero.
Poco dopo l’apertura da parte della Procura di Rovigo di un fascicolo a carico di ignoti, i sospetti si sono concentrati sul marito Mohamed Barbri, bracciante agricolo e con il vizio del gioco d’azzardo. A niente sono valsi i numerosi appelli lanciati attraverso i media per allontanare da sé i sospetti. Descritto da tutti come un marito geloso e ipertrofico, Mohamed urla da sempre a gran voce la sua innocenza. Tuttavia, nonostante le ripetute proclamazioni circa l’estraneità ai fatti, trascorse appena due settimane dall’iscrizione nel registro degli indagati, scompare in sella alla sua bicicletta.
Sono le 7 del mattino di mercoledì 1° gennaio 2020 e il suo allontanamento per gli inquirenti non lascia scampo ad equivoci: l’uomo è in fuga. Nei suoi confronti, pur essendo indagato per omicidio ed occultamento di cadavere, non era stata disposta alcuna misura restrittiva della libertà personale. Niente, quindi, poteva impedire a Mohamed di spostarsi non solo in territorio europeo, ma anche in quello internazionale.
Iniziata sin da subito una vera e propria caccia all’uomo, viene localizzato in Spagna dopo una telefonata effettuata al cugino Azzedine. Nella breve conversazione intercorsa, avvenuta per mezzo di un cellulare prestatogli da un passante, Mohamed rivela di trovarsi a Barcellona e che di lì a poco avrebbe fatto rientro in Italia. «Sono venuto in Spagna a cercare Samira», dice. Poi di nuovo il nulla.
La sua fuga durerà però solo tredici giorni, dopodiché verrà fermato nel corso di un controllo di routine per le strade di Madrid. Sulla scorta delle evidenze investigative, nei suoi confronti era stato disposto un mandato di arresto europeo da parte della Procura. Dall’ordinanza emessa appare chiaro che gli inquirenti non hanno mai avuto da quel momento in poi più dubbi circa il movente che avrebbe indotto Mohamed ad uccidere ed occultare il cadavere della moglie: una gelosia patologica unitamente al terrore di perdere il sussidio economico della figlia laddove la donna avesse chiesto la separazione.
Nel provvedimento si legge: «È un fatto incontestabile che il Barbri soffrisse di una gelosia pressoché morbosa nei confronti della moglie e tale circostanza è stata oggettivamente riscontrata […] Ad alcuni conoscenti Samira aveva riferito che suo marito aveva scarsissima considerazione delle donne, ritenendole tutte puttane, per cui aveva deciso di andarsene insieme a sua figlia».
Il Barbri era dunque diventato un vero e proprio incubo per la donna di Stanghella, sottoposta a continue vessazioni fisiche e psicologiche. L’idea della separazione non andava giù all’uomo sicuramente preoccupato per la sua dipendenza dalle slot machine e dall’alcol. Samira è stata cercata senza sosta e con tutti i mezzi a disposizione nel fiume Gorzone–Frassine. Ma di lei, dopo quasi quattro anni, non è mai stata trovata nessuna traccia.
Il 18 giugno 2021 la Corte d’Assise di Rovigo ha condannato all’ergastolo in primo grado Mohamed Barbri. Il quarantatrenne di origini marocchine è stato accusato di aver ucciso la moglie Samira El Attar, dopo aver aspettato che portasse la loro figlia all’asilo, e di averne occultato il cadavere. Inoltre, con la condanna di primo grado, l’uomo è stato privato anche della responsabilità genitoriale nei confronti della stessa bambina che all’epoca dei fatti aveva solamente cinque anni. La condanna al fine pena mai è stata poi confermata dalla Corte d’appello di Venezia il 29 ottobre 2022. Venerdì, poi, la Corte di Cassazione ha confermato le due condanne all’ergastolo per Barbri e anche le statuizioni civili: trecentomila euro alla nonna materna che ha in custodia la bambina, centomila euro al fratello ed allo zio materno costituitisi parte civile e tremila cinquecento euro all’Associazione Penelope.
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