Castro: oltre al busto di Minerva, dagli scavi riemerge anche la mano della dea. Dopo il ritrovamento della statua femminile che raffigurerebbe la dea romana della guerra, durante gli scavi in corso nel centro storico della città è stato riportato alla luce un palmo di una mano sinistra, presumibilmente appartenente alla stessa scultura. Oltre alla eccezionalità del ritrovamento, la scoperta rafforza l’ipotesi secondo la quale proprio a Minerva era dedicato il tempio citato da Virgilio quando racconta di Enea, in fuga da Troia, che approda nei pressi di una ‘rocca dedicata a Minerva‘. Tale rocca, stando agli studi, corrisponderebbe all’odierna cittadina salentina.
Oltre al busto, dunque, il Salento sembra restituire anche la mano della dea Minerva. Dopo l’eccezionale scoperta avvenuta durante gli scavi in corso a Castro – dove è stata rinvenuta una maestosa statua femminile databile al IV secolo avanti Cristo – dai lavori è emerso anche il palmo di una mano sinistra, a testimonianza del fatto, come già preannunciato dagli esperti, che nei paraggi possano trovarsi i pezzi mancanti dell’antico, e preziosissimo, reperto.
La statua, infatti, è acefala e sprovvista di parti anatomiche, ma il fatto che nei mesi scorsi, ancor prima dell’eccezionale ritrovamento, siano stati rinvenuti dei pezzi del basamento o della balaustra di protezione della statua (benché, secondo alcuni, di fattura barocca leccese, dunque totalmente estranei al busto della dea), è possibile ipotizzare la presenza di ulteriori frammenti che, una volta ritrovati, potrebbero ‘ricostruire’ (quasi) interamente la scultura che, ricomposta, raggiungerebbe i 4 metri d’altezza. La mano rinvenuta che, pur mutila delle falangi, risulta tre volte più grande di una mano umana, confermerebbe l’ipotesi, rispecchiandone le proporzioni, che possa appartenere alla statua di pietra. L’antichissimo arto, inoltre, presenta una rara, quanto curiosa, conformazione dei solchi interni che fondono, in un’unica traccia, la linea della testa e quella del cuore.
Piccola curiosità: il busto della dea è stato localizzato a 3 metri di profondità dal piano di partenza degli scavi, adagiato su di un lato come se fosse stato deposto. Questo, secondo il parere di molti studiosi, per un motivo ben preciso: gli antichi hanno voluto lasciare della tracce a testimonianza del tempio dedicato alla divinità romana.
I lavori di scavo ovviamente non si fermano anche perché, tra i pezzi da ritrovare, c’è quello più importante: la testa.
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